Urbanistica

Il ministero dell'Economia frena su estensioni al 110%: pesa sui conti

La risposta è arrivata nella commissione Finanze del Senato a un'interrogazione di Fratelli d'Italia

di Giuseppe Latour

Il superbonus incide negativamente sul bilancio dello Stato. Allo stesso modo, avrebbe un impatto negativo l'applicazione più generalizzata del meccanismo della cessione dei crediti. E, poi, c'è il rischio frodi: per questo motivo, le cessioni successive alla prima resteranno limitate. Il ministero dell'Economia, rappresentato dalla sottosegretaria Maria Cecilia Guerra, ieri nel corso di una risposta a interrogazione in commissione Finanze al Senato (presentata da Andrea De Bertoldi, Fdi), ha così messo in fila le ragioni per le quali il Governo vede con scetticismo un ritocco dell'attuale assetto di regole in materia di 110 per cento. Il quesito partiva dallo studio della Luiss business school e di Open Economics, secondo il quale «il superbonus - spiegava l'interrogazione - in realtà determinerà nel medio e lungo termine un impatto positivo pari a 811 milioni di euro sulle finanze pubbliche». Sul punto, secondo il Mef, «giova preliminarmente evidenziare che la misura del cosiddetto superbonus incide negativamente sul bilancio dello Stato».

Per un'eventuale proroga della misura (l'interrogazione ipotizzava un termine fino al 2030), «occorrerebbe reperire idonea copertura, non rilevando ai fini dell'adozione del provvedimento eventuali effetti indotti sull'economia». Questi non possono essere utilizzati per far fronte a oneri certi, secondo le regole di contabilità pubblica.Parole simili sulla moneta fiscale, evocata dall'interrogazione, cioè la cedibilità libera (anche per frazioni) dei crediti. Secondo il Mef, «un'applicazione maggiormente generalizzata di tale meccanismo inciderebbe negativamente sui saldi di bilancio, in misura anche significativa». Il rischio, cioè, è di un incremento del debito pubblico.Infine, c'è il fenomeno delle frodi legate alle cessioni. Tra i tratti distintivi degli illeciti di maggiore entità, secondo il Mef, ci sono molti passaggi tra un gran numero di soggetti, tra i quali ci sono anche semplici persone fisiche e società non deputate a operare in ambito finanziario.

«La numerosità e l'eterogeneità dei soggetti coinvolti nelle operazioni risultate fraudolente - dice ancora il Mef - mirano a dissimulare la genesi del credito rendendo, peraltro, difficoltosa la due diligence cui sono tenuti gli istituti di credito, in sede di adeguata verifica della clientela». È per questo che oggi la circolazione dei crediti, dopo il primo passaggio libero, è fortemente limitata: i trasferimenti sono, cioè, possibili solo tra soggetti ben definiti. Questo «costituisce un elemento essenziale al fine di contrastare gli illeciti». In futuro, «sia la scelta dell'estensione del perimetro soggettivo, sia, più in generale, l'incremento delle fattispecie e delle possibilità di utilizzo dei crediti fiscali, anche al di là delle ipotesi attualmente disciplinate» dovranno tenere conto delle «esigenze di tutela degli interessi erariali e di contrasto al proliferare di fenomeni fraudolenti». Eventuali allargamenti, insomma, saranno limitati.

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