Urbanistica

Bonus edilizi, lavori a 72 miliardi nel 2022 ma c'è il nodo della cessione del credito

Martedì il Rapporto Cresme con le nuove previsioni: per gli incentivi +11% dopo i 66 miliardi 2021, per le imprese forti fattori di rischio

di Giorgio Santilli

Dopo la flessione pandemica del 2020 contenuta a -4,7% e il rimbalzo straordinario del 2021 a +21,4%, il settore dell’edilizia non conosce soste e continua a crescere anche nel 2022 con un ulteriore +6,5 per cento. È la previsione che il Cresme presenterà martedì prossimo con il suo Rapporto congiunturale, insieme a un dato del Pil per quest’anno che si colloca nella fascia alta dei previsori con un 3 per cento. A spingere il settore dell’edilizia ancora le opere pubbliche (con il Pnrr in fase di rodaggio) che, dopo aver fatto +7,8% nel 2020 e +16,5% nel 2021, rallenta quest’anno a +3,5% prima del grande balzo 2023 da Recovery con il 28,5%. Ma soprattutto a spingere la domanda delle costruzioni è l’inarrestabile boom degli investimenti incentivati dai bonus edilizi che nel 2021 - dice il Cresme - hanno registrato il dato fuori dimensione di 66 miliardi (una prima stima del Cresme, pure incredibile, parlava di 51 miliardi) e nel 2022 è previsto crescano ancora dell’11%, oltrepassando i 72 miliardi.

Per dare il senso di cosa stia accadendo con il traino del Superbonus, bisogna tornare agli anni 2013-2020, quando il livello medio annuo degli investimenti trainati dai crediti di imposta (allora non c’era ancora la cessione) era di 28 miliardi. «Questa previsione - spiega il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini - ipotizza condizioni di contesto stabili, in sostanza come oggi, e quindi non tiene conto di un eventuale peggioramento della situazione internazionale in autunno e delle possibili conseguenze che questo potrebbe avere sulla domanda».

La previsione 2022 dei lavori incentivati con i bonus edilizi è, in effetti, una proiezione della domanda sulla base delle evidenze della prima metà dell’anno. Le famiglie e i condomini continuano a investire e ad avviare i lavori senza farsi frenare dall’evoluzione normativa che ha limitato soprattutto il regime di cessione dei crediti.

«La domanda - dice ancora Bellicini - continua a rispondere alla sollecitazione degli incentivi senza mostrare, almeno per ora, nessun segno di frenata. Bisogna tener conto, ovviamente, di un fattore di rischio nella effettiva possibilità per le imprese di cedere i crediti che hanno in pancia. In termini relativi parliamo di un massimo potenziale di 5 miliardi complessivi di crediti incagliati, ma per molte imprese questo può trasformarsi in un elemento di rischio grave. Serve da governo e Parlamento - conclude Bellicini - una politica di riordino degli incentivi che premi sempre più l’obiettivo dell’efficienza energetica, ma tenga conto al tempo stesso, responsabilmente, di questo fattore di rischio per le imprese».

Il Cresme ha anche sviluppato una analisi sull’efficacia del Superbonus riguardo all’energia risparmiata e agli obiettivi generali di risparmio definiti dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec). «Se analizziamo - scrive il Cresme - i dati relativi agli interventi afferenti al Superbonus realizzati nel 2021, stimati in 13,7 milioni di metri quadrati, possiamo dire, in relazione allo stock edilizio esistente, che il Superbonus sta intervenendo sullo 0,45% della superficie complessiva degli edifici residenziali del nostro Paese. Inoltre, con 12,3 miliardi di euro di spesa pubblica al 31 dicembre 2021 - continua il Cresme - il risparmio energetico complessivo dichiarato, trasformato in tonnellate di petrolio equivalente, risulta pari a 0,22 MTep l’anno. L'obiettivo attualmente previsto dal Pniec era di 0,33 Mtep annui: vuol dire che è stato raggiunto il 66,7% dell’obiettivo. E in considerazione del prolungamento del Superbonus già nel 2022 questo target sarà ben superato». Una considerazione di elevato valore strategico anche se - conclude lo stesso istituto di ricerca - «naturalmente i costi risultano elevati».

Il Rapporto congiunturale che sarà presentato martedì terrà conto evidentemente delle possibili evoluzioni degli scenari interni e internazionali ed entrerà poi nel dettaglio dei singoli comparti del settore edilizio. Il Rapporto conferma che le costruzioni hanno oggi uno slancio proprio (che va anche oltre Pnrr e bonus), che la crescita del settore - ricominciata prima della Pandemia - costituisce una quota consistente della crescita del Pil nazionale («un terzo nel 2021»), che oggi fattori di rischio non mancano anche nel mercato (l’effettiva capacità realizzativa dell’offerta) e collegati alla crescita dei costi dei materiali e dell’inflazione.

Per quello che riguarda i singoli comparti, la considerazione generale è che gli investimenti in rinnovo continuano ad avere una marcia in più rispetto a quelli in nuova costruzione, pure in ripresa dopo la stasi degli anni pre-pandemici. Il recupero edilizio si attesta al 7,2% di crescita, mentre il “nuovo” è al 4,2 per cento.

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