Urbanistica

Superbonus, per le banche spazi fiscali ormai esauriti

A rischio le cessioni dei bonus futuri: su 81 miliardi di capienza potenziale in cinque anni per utilizzare i crediti d'imposta gli istituti ne hanno già impegnati 77

di Giuseppe Latour

La capienza fiscale delle banche è «sostanzialmente interamente impegnata». Poche parole che segnano il passaggio più drammatico della relazione con la quale la commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, presieduta da Carla Ruocco, ha chiuso la sua indagine sul mercato delle cessioni dei crediti. Un lavoro costruito attorno alle risposte di undici banche (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Iccrea, Mediobanca, Cassa Centrale Banca, Bper, Monte dei Paschi, Credem, Banca Popolare di Sondrio, Banca Carige), e di Poste e Cassa depositi e prestiti (non inclusa nell'analisi finale per la quota limitata di mercato). Soggetti che rappresentano il perno attorno al quale ruota il mercato delle cessioni dei crediti.Gli allarmi dei mesi scorsi (si veda Il Sole 24 Ore del 13 e 14 aprile), partiti dallo frenata delle due principali banche del paese, Intesa Sanpaolo e Unicredit, hanno portato a interventi normativi mai pienamente risolutivi. Così, oggi la fotografia dello stato delle cose mostra una situazione vicina al punto di rottura.

La relazione calcola la capacità fiscale del sistema bancario, essenziale per smaltire i crediti fiscali acquisiti: si tratta, in base a una stima degli stessi istituti, di circa 16,2 miliardi ogni anno. Moltiplicando questa grandezza per cinque o dieci anni (l'arco di vita dei bonus), si ottiene la capienza fiscale massima. Si tratta, ovviamente, di stime, ma l'ipotesi è che la capacità fiscale venga calcolata a cinque anni, che coincide con l'arco di vita massimo della misura più utilizzata in questa fase, il superbonus. La capacità di assorbimento del sistema, allora, è di poco inferiore agli 81,2 miliardi di euro. Sull'altro piatto della bilancia, le banche hanno già assunto impegni per crediti fiscali pari complessivamente a poco meno di 77 miliardi. È un numero che mette insieme pratiche a diversi livelli di avanzamento: in lavorazione, deliberate ed erogate.

Se tutte arrivassero al traguardo, per il sistema bancario si accenderebbe la spia della riserva, perché gli spazi di manovra residui sarebbero ridotti quasi a zero: poco più di 4 miliardi nei prossimi cinque anni.Un allarme rosso per il 110%, se consideriamo che gran parte dei lavori legati al superbonus accede alla cessione e allo sconto in fattura: la valvola che alimenta la maxi agevolazione, insomma, si sta già chiudendo. Per chi arriverà nei prossimi mesi, trovare una formula di finanziamento che passi dalla cessione del credito sarà sempre più difficile. Per dare più respiro, sarà essenziale rendere operativa la quarta cessione alle partite Iva, che può valere fino a 100 miliardi ogni anno di capienza extra (si veda Il Sole 24 Ore del 19 settembre) e che, ad oggi, è sostanzialmente ferma alla carta.

Queste difficoltà poco si conciliano con le scadenze ormai serrate per il superbonus. Per le unifamiliari e gli immobili autonomi siamo ai titoli di coda: entro il 30 settembre bisognerà dimostrare di avere raggiunto almeno il 30% dei lavori, altrimenti non si potranno effettuare le restanti spese fino al termine del 2022. Per i condomìni il termine del 110% è fissato al 31 dicembre del 2023: un limite vicinissimo, visti i tempi necessari per questo tipo di immobili. Oggi per gestire una pratica di cessione di un intervento legato al 110% servono in media 134 giorni dalla richiesta all'erogazione (e nei casi peggiori si può arrivare fino a 183 giorni, peraltro con tassi di sconto in aumento). Mettendo in fila questi elementi, il calendario, dalla fine del 2022 in poi, taglierà fuori sempre più contribuenti e immobili.

Resta, poi, sul tavolo la questione della responsabilità solidale: il difficile compromesso inserito nella legge di conversione del decreto Aiuti bis, pur avendo portato dei miglioramenti di principio, non ha riaperto il mercato. Al di là di qualche problema nell'interpretazione della norma (soprattutto sulla nuova asseverazione "postuma"), tutti attendono le indicazioni delle Entrate, con una nuova circolare. Indicazioni che, però, secondo fonti di Governo, potrebbero non arrivare mai: l'orientamento, per ora, è di non tornare sul tema con altri documenti di prassi. La legge, sul punto, dovrebbe bastare a spiegare la nuova linea sulla responsabilità solidale. Anche se, nei giorni scorsi, Abi e Ance avevano sollecitato interventi tempestivi da parte delle Entrate.Senza contare che, ad aumentare la pressione, le pratiche di 110% continuano ad accumularsi. Enea, nel suo report di agosto, ha rilevato 47,3 miliardi di detrazioni previste a fine lavori, solo per il superbonus. E il bacino di lavori legati al 110%, programmati ma non ancora realizzati, ammonta oggi a 13,9 miliardi di potenziali nuovi crediti. Nei prossimi mesi bisognerà trovare un binario sul quale far viaggiare questi investimenti.

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