Urbanistica

Case green, parte il negoziato finale: primi scogli su ispezioni e controlli

Il 6 giugno a Bruxelles primo appuntamento per il trilogo sulla direttiva Ue sull'efficienza energetica. Si parte dagli articoli meno divisivi poi si passerà alle prestazioni degli edifici

di Giuseppe Latour

La volata finale per arrivare all'approvazione della direttiva Case green parte oggi. È in programma per stamattina a Bruxelles il primo trilogo sulla revisione della Epbd, la contestatissima Energy performance of buildings directive, sulla quale a metà marzo la Plenaria del Parlamento europeo ha espresso il suo voto. I rappresentanti di Parlamento, Consiglio e Commissione si siederanno per la prima volta attorno a un tavolo per arrivare a una mediazione su un testo condiviso. Il relatore della proposta del Parlamento europeo, l'irlandese Ciaran Cuffe si dice ottimista: «La mia speranza è che ci siano negoziati costruttivi con i paesi membri. Voglio raggiungere un accordo prima possibile, così da poter offrire i benefici di una maggiore efficienza energetica a famiglie e imprese senza ritardi». Le divergenze da appianare, come si è già visto nei mesi scorsi, saranno però molte. La posizione del Parlamento è apparsa, da subito, particolarmente ambiziosa. Così, c'è chi teme che dal Consiglio possa arrivare una bocciature netta a quell'assetto, rendendo la trattativa molto lunga e difficile. Va ricordato che non ci sono dei termini prestabiliti per chiudere questa fase della procedura legislativa.

Non a caso, allora, l'ordine dei lavori prevede per questa prima giornata solo un passaggio rapido su due dei punti più contestati. Ci sarà solo una breve introduzione sulle rispettive posizioni per gli articoli 9 e 16. Il primo è l'articolo sulle prestazioni energetiche minime degli edifici: è qui che, nell'ipotesi del Parlamento, si prevede che gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe E nel 2030 e la classe D nel 2033. Il secondo articolo, invece, rivede la disciplina degli attestati di prestazione energetica. Qui si ritocca tutto il sistema di classificazione dei paesi membri, fissando per il 15% degli edifici più energivori la classe E. È da qui che dovrebbe partire il piano di riqualificazione degli immobili: in Italia si tratta di 1,8 milioni di edifici su un totale di circa 12 milioni. Sugli elementi più delicati, comunque, non si entrerà subito nel merito. Il focus di oggi, stando all'agenda dei lavori, si concentrerà sul compromesso relativo a quattro articoli (quelli dal 20 al 24) e sull'allegato VI della direttiva. Si parlerà, quindi, di ispezioni periodiche degli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento, dei rapporti di ispezione, degli esperti indipendenti (lavoratori autonomi, ma anche dipendenti di società) che effettuano queste verifiche, dei sistemi di certificazione dei professionisti dell'edilizia.

Ma anche (ed è l'allegato VI) dei sistemi di controllo indipendenti per gli attestati di prestazione energetica. Negli incontri successivi (ancora da calendarizzare) i passaggi più delicati riguarderanno proprio le prestazioni energetiche degli edifici: qui l'ipotesi del Consiglio prevedeva molta maggiore flessibilità rispetto al Parlamento. Ma non solo: anche sugli edifici a zero emissioni le distanze sono notevoli. L'ipotesi è di rendere molto stringenti i parametri che portano a definire questi fabbricati. Ancora, un tema delicato sarà il peso da dare alle energie rinnovabili nella realizzazione di nuovo edifici e nelle ristrutturazioni pesanti. Senza dimenticare argomenti che occupano meno spazio nel testo, ma che hanno grande rilevanza per il mercato, come le agevolazioni fiscali e i fondi (sui quali la direttiva contiene per ora solo delle affermazioni di principio), l'utilizzo delle caldaie (compresi i sistemi ibridi) e tutto il pacchetto di deroghe ed eccezioni a beneficio dei paesi membri. Su queste, sicuramente il Consiglio chiederà più margini di manovra. «La squadra di negoziatori del Parlamento è unita a sostegno di una posizione ambiziosa che agisce concretamente sul piano delle protezioni sociali, della finanza e della flessibilità. Sono fiducioso - conclude Cuffe - sul fatto che insieme difenderemo queste posizioni efficacemente nei negoziati».

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