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Superbonus, Ance: il 47% rientra all'erario in nuove tasse, Iva o contributi

Il paper: «Dei 38,7 miliardi di detrazioni maturate, il costo effettivo per l'erario è 6,6 miliardi. Gli altri da Pnrr (13,9 miliardi) e dai ritorni nelle casse dello Sttao (18,2 miliardi)»

di Giorgio Santilli

Il costo effettivo del Superbonus 110% per lo Stato - al netto dei finanziamenti europei del Pnrr (13,9 miliardi) e della crescita prodotta dagli interventi su Iva, Irpef e nuovi contributi (18,2 miliardi) - è di soli 6,6 miliardi rispetto ai 38,7 miliardi di detrazioni maturate fino al 30 giugno scorso. L'Ance torna all'attacco sul superbonus con il paper del centro studi «Quanto costa davvero allo Stato?» che calcola un costo effettivo di 530 milioni all'erario per ogni miliardo speso dallo Stato in detrazioni: questo perché - secondo il modello empirico di valutazione costruito dall'associazione - l'intervento così ipotizzato produce maggiori entrate per 470 milioni.Lo studio spiega che l'obiettivo è «determinare, in modo del tutto prudenziale, le maggiori entrate nel bilancio dello Stato che derivano dai redditi pagati agli operai di quei cantieri, dai prodotti utilizzati, dalle parcelle dei professionisti e dai redditi degli imprenditori.

Altri studi - chiarisce la premessa del paper - considerando anche gli effetti indiretti degli interventi e quelli da essi indotti (ad esempio derivanti dalla produzione dei materiali impiegati), arrivano a risultati molto più rilevanti e, certamente, più vicini al vero». Per arrivare a questi risultati il paper utilizza «un modello empirico, partendo, cioè, da un progetto reale e standardizzato in modo da calcolare, per ogni fase della lavorazione, la ricchezza prodotta in termini di redditi e utili d'impresa, e, per questa via, determinare la quota di consumi e investimenti dei soggetti coinvolti». L'intervento tipo scelto dal centro studi dell'Ance prevede un 31,7% di spesa destinata al rivestimento termico, il 21,1% a impianti e materiali, il 9,7% alla progettazione, il 9,3% ai serramenti, il 9,1% all'Iva, l'8,7% alle opere edili, l'8,1% ai ponteggi, il 2,3% alla sicurezza.

Per ciascuna delle attività del progetto viene poi stimata la componente lavoro e la componente «prodotti», così da isolare gli effetti determinati dai salari pagati ai lavoratori e dalla remunerazione degli altri fattori della produzione. Ulteriore passaggio è stato stimare i comportamenti dei diversi percettori di reddito in modo da valutare i successivi impieghi, con gli effetti positivi per l'erario in termini di Iva, di imposte sui redditi e anche di contributi (Inps, Inail, casse edili).Nel modello non vengono stimati gli effetti indotti sull'economia, mentre sono considerati gli effetti che derivano dalla minore spesa, per le famiglie, relativa ai costi energetici e dell'aumento di valore degli immobili. Il paper chiarisce che «si tratta di stime molto contenute, basate su ipotesi assolutamente prudenziali».Lo studio fa anche una proiezione in avanti (fino al 2028) degli effetti macroeconomici indotti dal Superbonus, ipotizzando un intervento su 1,3 milioni di unità abitative, con una spesa agevolata fino al 2028 di 57,4 miiardi ed entrate indotte per lo Stato di 25,8 miliardi.

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