Urbanistica

Scuole, il 15% ha problemi edilizi: più criticità in periferie e Sud

Le analisi del Cdp Think Thank alla luce dei 5,4 miliardi stanziati dal Pnrr per riqualificare gli istituti

di Mauro Salerno

Il 15% delle scuole italiane presenta problemi nell'edilizia scolastica e gli edifici con maggiori carenze infrastrutturali si trovano nelle aree periferiche e nei comuni con una peggiore situazione finanziaria. Le criticità si concentrano nel Mezzogiorno e riguardano l'assenza di accorgimenti per la riduzione dei consumi energetici. A delineare il quadro è il nuovo brief del Cdp Think Tank dal titolo «Edilizia scolastica e territorio: dove sono i maggiori bisogni?».

Lo studio analizza la dotazione strutturale delle scuole italiane soffermandosi, in particolare, sui bisogni che le caratterizzano e che potrebbero essere soddisfatti da un utilizzo efficiente delle importanti risorse che il Pnrr prevede per questo settore. Il Pnrr destina infatti 5,4 miliardi di euro all'edilizia scolasti di cui 3,9 miliardi per la riqualificazione, 800 milioni per nuove scuole e 700 milioni per mense e palestre.

Al centro dello studio ci sono le condizioni in cui si trovano gli edifici che ospitano le scuole pubbliche, quali sono le carenze più diffuse ed è stato valutato anche quante somme stanzia il Piano Nazionale di Ripresa e Resilianza per la riqualificazione e la messa in sicurezza. Le attuali infrastrutture scolastiche, indagate dal Cdp Think Tank attraverso quattro dimensioni aggregate in un Indice di Carenza Strutturale (Ics) – presenza di barriere architettoniche, mancanza di accorgimenti per la riduzione dei consumi energetici, assenza di impianto di riscaldamento e carenze nella progettazione antisismica – mostrano che in media, i singoli edifici scolastici italiani hanno una sola delle quattro criticità analizzate e che quelli con maggiori problematiche si trovano nelle aree periferiche e nei comuni con una situazione finanziaria più difficile.

In quest'ottica, gli interventi edilizi lo studio sugfgerisce di orientare gli interventi alla predisposizione di ambienti di apprendimento flessibili e polifunzionali. Durante il 2020, con lo scoppiare della pandemia, invece, è emerso con chiarezza come gli spazi a disposizione degli studenti siano ancora caratterizzati da ridotta flessibilità.

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