Urbanistica

La compressione del mercato farà crescere i costi. Buia: si allungano i tempi delle operazioni

Il presidente dell'Ance: «Se ci sono pochi soggetti che possono ritirare il credito siamo in un sistema oligopolistico»

di Saverio Fossati e Giuseppe Latour

Aumento dei costi e allungamento dei tempi necessari ad avviare i cantieri. Vista dal lato delle imprese, la norma che limita le cessioni multiple di crediti fiscali rischia di avere effetti devastanti sul mercato.

Ne parla, anzitutto, il presidente dell’Ance, Gabriele Buia: «Con questa norma le imprese non sono in condizione di sapere prima quale sarà la risposta dalla banca alla richiesta di cessione; in molti casi potrebbe essere negativa. Quindi, se finora l’impresa era andata prima dal committente a concordare i lavori e poi dalla banca per gli aspetti finanziari, da oggi bisognerà fare il contrario. E questo allungherà i tempi delle operazioni». Non solo, c’è anche il fattore dei costi: «Se ci sono pochi soggetti che possono ritirare il credito - prosegue Buia -, siamo in un sistema oligopolistico. Questo porterà inevitabilmente a un aumento dei tassi di sconto delle banche».

Un ragionamento molto simile arriva da Claudio Carpentieri, responsabile delle Politiche fiscali di Cna, che spiega: «La possibilità di creare un mercato dei crediti fiscali finora aveva reso possibile una corretta allocazione dei crediti, in relazione alla capienza fiscale dei diversi soggetti. Si poteva superare il proprio plafond, ma poi comunque cedere». Ora tutto cambia: «Le banche più piccole, per evitare questo rischio, non acquisteranno più e tutta la domanda verrà convogliata sui soggetti più grandi, che a quel punto potrebbero aumentare i prezzi, cioè i tassi di sconto». Il rischio, ancora una volta, è che aumentino di parecchio i costi.

Senza appello il giudizio di Bruno Panieri, direttore delle politiche economiche di Confartigianato: «Si travolgono processi industriali e organizzativi messi in atto da imprese e professionisti per far funzionare meglio le cose. La logica, insomma, è sempre quella di dare addosso all’untore, basata su una presunzione di colpevolezza degli operatori e sulla mancanza di assunzione di responsabilità da parte della pubblica amministrazione». La realtà, sottolinea Panieri, è che sarebbe possibile intervenire sulle anomalie e indagare sulla filiera dell’intermediazione da parte di Entrate, Caf ed Enea.

Fuori dalle associazioni di categorie la protesta si forma in modo spontaneo: ieri è stata indetta a Roma una manifestazione di imprese autoorganizzate, per protestare contro i ritardi nell’erogazione degli importi dopo la cessione del credito. In realtà Poste Italiane (che non rilascia commenti) sta recuperando l’arretrato nelle pratiche, dopo i rallentamenti dovuti ai percorsi sempre più accidentati dopo il Dl Antifrodi e dopo la legge di Bilancio 2022.

Anche la filiera dei servizi legati alle operazioni di cessione è allarmata: Alessandro Ponti, un veterano delle operazioni di cessione del credito con Harley&Dikkinson Finance, sottolinea che la sua piattaforma non ha mai comprato crediti ma si occupa di garantire il processo: «Danneggiate sono le realtà che aggregano il credito e fanno servizi di efficientamento per le banche. Ma in sostanza, se le banche non possono cedersi il credito tra di loro, visto che alcune hanno già esaurito le loro capacità di assorbimento, questa è la fine del superbonus».

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