Amministratori

Maltempo e alluvioni, conta dei danni in Emilia-Romagna

Due vittime per la calamità che ha colpito il Centro Italia - Il Governatore Bonaccini: «Chiederemo lo stato di emergenza»

di Ilaria Vesentini

Centinaia di persone evacuate, due vittime per il crollo di una casa nell’Imolese e l’esondazione del fiume Senio nel Ravennate, treni fermi e scuole chiuse tra Faenza e Forlì, Statale Adriatica chiusa, traffico paralizzato a Bologna, aeroporto Marconi in black out per due ore e danni ingenti a imprese e all’agricoltura, con migliaia di ettari di campi sott’acqua e oltre il 70% della produzione persa nelle zone colpite, secondo le prime stime di Confagricoltura, Cia e Coldiretti.

A un mese e mezzo dagli allarmi per la siccità, l’Emilia-Romagna è travolta di nuovo dall’emergenza clima, questa volta per le piogge torrenziali degli ultimi due giorni. In 48 ore 13 fiumi in allerta rossa in contemporanea, argini rotti, strade allagate, il Po che era in secca rialzatosi all’improvviso di un metro e mezzo. «Una situazione che non ha precedenti negli ultimi cent’anni; non era mai caduta così tanta acqua in poco tempo», sottolinea il presidente della Regione Stefano Bonaccini. Di nuovo alle prese con la conta di vittime e danni per calamità naturali e di nuovo costretto a chiedere lo stato di emergenza e di mobilitazione nazionale. Il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, a sua volta ha già autorizzato il decreto per disporre la mobilitazione straordinaria del servizio nazionale di Protezione civile e il capo del Dipartimento Fabrizio Curcio è subito arrivato nelle zone alluvionate pei sopralluoghi. «In 36 ore sono caduti più di 140 millimetri di acqua, un valore veramente importante», su «un territorio reso impermeabile dalla siccità», cosa che «in alcuni casi ha creato una via importante di scorrimento», ha detto lo stesso Curcio al termine dell’incontro con le autorità locali nella sede della Protezione civile dell’Emilia-Romagna.

Nella fascia est della regione è completamente compromessa la produzione di grano e di orzo, colture che non possono essere riseminate in questo periodo dell’anno, e ci saranno ulteriori costi per chi dovrà invece approntare nuove semine di mais, girasole, colza e soia. «L’Emilia-Romagna è la regione più esposta agli eventi alluvionali con il 47,3% del territorio a rischio (fonte dati Ispra 2021, ndr), bisogna accelerare gli investimenti previsti dal Pnrr per la messa in sicurezza del territorio, ad altissimo rischio idrogeologico e idraulico», è l’appello del presidente regionale di Confagricoltura, Marcello Bonvicini.

I danni più evidenti si rilevano per ora nel settore agricolo, ma le ispezioni a fabbriche e magazzini sono iniziate solo ieri pomeriggio, quando il maltempo ha iniziato a dare tregua. Poche le segnalazioni arrivate fin qui alle territoriali di Confindustria e alle associazioni degli artigiani. Cna Ravenna evidenzia il caso della Electro Security di Faenza, da oltre trent’anni attiva nella fascia alta del mercato dei sistemi di sicurezza: «Abbiamo il magazzino sommerso da più di due metri di acqua, non posso stimare ancora il danno perché non posso entrare, ma lì dentro abbiamo antifurti, telecamere, sistemi elettronici che valgono migliaia di euro al pezzo. La parte di attrezzatture e dispositivi che avevamo preparato sui bancali, pronti per i prossimi lavori, sarà tutta da buttare, senza contare i danni di mercato», racconta Nerio Ranzi, contitolare dell’azienda.

Punta il dito contro la mancata manutenzione dei fiumi, che spetta alla Regione, il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, che con il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida (ieri a Rimini per l’inaugurazione di Macfrut) ha visitato le aree epicentro del nubifragio. All’azienda Zardi di Castel Bolognese, nel Ravennate, fango e pioggia hanno investito frutteti di kiwi e albicocche, «ma oltre al danno immediato sui raccolti persi, sulle strutture e sui macchinari – avverte Coldiretti – c’è anche il rischio che l’eccesso di acqua nel terreno venga assorbito troppo lentamente facendo marcire le radici. Solo nell'ultimo anno la tropicalizzazione del clima ha causato danni nelle campagne italiane per oltre 6 miliardi di euro».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©