Fisco e contabilità

Nuovo bilancio 2023-2025 alla prova del caro energia

I tempi sono maturi per iniziare ad elaborare le prime stime dei fabbisogni per il prossimo triennio

di Elena Masini

L'inarrestabile corsa agli aumenti dei prezzi di luce e gas che gli enti locali si trovano ad affrontare complica – e non poco – l'apertura dei lavori per l'approvazione del nuovo bilancio di previsione 2023-2025, anche perché i continui rincari rendono di fatto impossibile compiere stime attendibili. Per chi ha intenzione di approvare il bilancio entro il 31 dicembre, i tempi sono infatti maturi per iniziare ad elaborare le prime stime dei fabbisogni per il prossimo triennio. In questo contesto tutt'altro che rassicurante, molti responsabili finanziari si interrogano su come far fronte agli aumenti di spesa che inesorabilmente si affacciano anche per il 2023. Le leve che il legislatore ha messo in campo per quest'anno, infatti, esauriscono la loro validità alla fine del 2022, lasciando del tutto privo di "tutele" il nuovo esercizio. Ecco, quindi, che i dubbi su come gestire questa partita (unitamente ai rincari connessi alla ripresa dell'inflazione) sul nuovo bilancio restano al momento senza una risposta precisa.

Le opzioni in campo
Come già detto le misure straordinarie varate nel 2022 per far fronte al caro energia non possono essere tenute in considerazione per gli esercizi futuri (il riferimento va ai contributi finalizzati, all'utilizzo dei fondi Covid non spesi al 31/12/2021, all'utilizzo degli oneri di urbanizzazione ovvero dei proventi per le sanzioni al codice della strada per finanziare gli aumenti di spesa rispetto al 2019). Come reperire quindi le risorse necessarie a far fronte alle mutate esigenze di spesa? Ovvero come giustificare la mancata iscrizione in bilancio delle maggiori spese?
Di certo stanziare nel 2023 risorse per luce e gas senza considerare gli aumenti registrati negli ultimi mesi appare una soluzione poco soddisfacente, in quanto si basa sull'ipotesi – oramai remota - che da gennaio i prezzi dell'energia ritornino ai livelli pre-crisi. E d'altro canto finanziare gli aumenti di spesa attraverso contributi statali finalizzati appare allo stesso modo una soluzione non perseguibile, in quanto la previsione di entrata non sarebbe suffragata da alcuna norma di legge. La soluzione migliore sarebbe quella di riuscire a finanziare gli aumenti di spesa dei capitoli dell'energia nell'ambito delle risorse di bilancio, attraverso maggiori entrate o risparmi di spesa. Le maggiori entrate finalizzabili potrebbero essere, ad esempio, quelle legate all'attività di recupero evasione ovvero altre entrate di natura non ricorrente che possono finanziare le spese non ricorrenti calcolate come differenziale rispetto alla media degli ultimi tre esercizi (2019-2021). Per contro, agire sui risparmi di spesa implicherebbe individuare le voci di spesa "discrezionali" e non obbligatorie che possono essere "sacrificate", anche temporaneamente, in sede di approvazione di bilancio. Altra leva che le amministrazioni stanno attivando è quella di agire sui consumi (attraverso la messa a regime di interventi di efficientamento energetico, ricorso allo smart working, l'uso razionale dell'energia, ecc.) come auspicato anche dal Dipartimento della funzione pubblica nel documento diramato in questi giorni in collaborazione con il ministero della Transizione ecologica (si veda Nt+ Enti locali & edilizia dell'8 settembre). Un'ipotesi del tutto residuale è quella di non iscrivere nel nuovo bilancio 2023-2025 gli aumenti dichiarando in nota integrativa che le maggiori spese che dovranno essere sostenute saranno finanziate attraverso i contributi che si presume saranno riconosciuti ovvero attraverso l'avanzo libero che sarà accertato con il rendiconto 2022. Non appare inoltre conforme ai principi contabili stimare - con eccesso di prudenza - le previsioni dell'esercizio corrente al fine di generare surplus di risorse da applicare, mediante l'avanzo accantonato, all'esercizio 2023.

Le possibili soluzioni
Sicuramente lo stallo politico connesso alle imminenti elezioni politiche non favorisce lo studio ed il varo di norme in grado di dare certezze agli enti per il 2023 con anticipo sufficiente a garantire l'attendibilità delle previsioni dei bilanci di tutti gli enti che non sono disposti ad affrontare l'esercizio provvisorio. Perché se non vi sono dubbi che la nuova legge di bilancio si farà carico del problema, il punto è proprio quello di "anticipare" alcune norme così da consentire agli enti di deliberare in relativa sicurezza il nuovo previsionale, superando la logica delle eterne proroghe. Come la riproposizione nel 2023 delle disposizioni introdotte nel 2022 che consentono di utilizzare per il caro energia:
a) i proventi delle concessioni edilizie e relative sanzioni (articolo 37-ter, Dl 21/2022);
b) i proventi delle sanzioni per violazioni al Codice della strada e dei parcheggi a pagamento (articolo 40-bis, Dl 50/2022);
c) gli eventuali fondi Covid non utilizzati (articolo 13, Dl 4/2022).
Risulterebbe altresì utile, in via del tutto eccezionale, introdurre una norma che consenta agli enti che dispongono di avanzo libero di poterlo applicare al bilancio di previsione sulla base del prospetto del risultato presunto di amministrazione da allegare al bilancio stesso.

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