Urbanistica

Commissione periferie, Minniti: «Proposte da condividere: politiche integrate per le città»

di Alessandro Arona

La Commissione d'inchiesta periferie della Camera dei deputati conclude il suo mandato lasciando agli atti parlamentari tre "eredità": 1) le 800 pagine della sua relazione conclusiva (riassunte in due libricini, di cui uno fotografico); 2) il documentario girato dalla Rai durante le 12 missioni della Commissioni nelle periferie di Roma, Bari, Bologna, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Torino, Venezia; 3) le otto proposte per rafforzare le politiche per le aree urbane più degradate (il «Piano Marshall per le periferie», come le chiama il presidente Andrea Causin, si veda il servizio). E nel giorno della presentazione di tutto questo alla Camera (Aula dei Gruppi) incassa la piena condivisione delle sue proposte da parte del ministro dell'Interno Marco Minniti, intervenuto alla presentazione.

«Ho letto la relazione della Commissione - ha detto Minniti - e la condivido in pieno nel merito. Sarà un riferimento per l'azione che resta di questo governo, e mi auguro che lo sia per il governo che verrà. È importante che il Parlamento eserciti il suo ruolo di indirizzo dell'azione di governo, e ho molto apprezzato il lavoro unitario svolto all'interno della commissione tra membri di diverse forze politiche».

Le otto proposte della Commissioni, lo ricordiamo in pillole, erano queste (servizio):
1) una governance nazionale unitaria (dipartimento a Palazzo Chigi e Cipu);
2) un Programma pluriennale periferie statale, per 10-12 anni, che renda stabile il piano Renzi-Gentiloni da 2,1 miliardi; almeno due miliardi all'anno e al posto dei fondi a pioggia l'individuazione delle aree più degradate definite in base agli indicatori Istat;
3) politiche attive per il sociale, da coordinare e presentare in modo unitario nei quartieri tramite "sportelli unici", Agenzie sociali di quartiere, che mettano insieme e adattino le politiche nazionali (tipo Rei) e quelle locali;
4) il ritorno delle politiche abitative, con fondi stabili per l'edilizia sociale;
5) politiche della sicurezza che attuino presto gli strumenti di "sicurezza integrata" lanciati dal decreto Minniti 48/2017, con perno i Comitati metropolitani tra sindaco, prefetto e polizia). Tra le priorità "gli immigrati irregolari invisibili", le occupazioni di immobili e il racket delle case popolari; lo spaccio di strada; il racket della prostituzione; i campi Rom e i righi tossici; i problemi di integrazione anziani-immigrati.
6) la riforma urbanistica e il rilancio delle politiche di rigenerazione urbana, soprattutto della "città pubblica" (tra le proposte il contributo straordinario sulle valorizzazioni immobiliari e la riforma degli standard urbanistici);
7) il rilancio della piccola economia di quartiere, con sgravi e finanziamenti per negozi e attività artigianali;
8) il sostegno alla partecipazione dei cittadini e all'attività delle associazioni di volontariato.

«Il tema delle periferie - ha detto ieri Minniti - sarà sempre più un tema chiave per la democrazia, in Italia, in Europa, nel Mondo. Se non diamo protezione e legalità a chi vuole rispettare le regole, come mi ha chiesto Massimo dell'associazione di "calcio sociale" di Corviale a Roma, a cui danneggiano spesso il campetto, se rendiamo vano il lavoro delle maestre della scuola Don Milani al quartiere San Paolo di Bari, che insegnano ai loro bambini diritti e doveri del vivere insieme, ebbene se vince la prepotenza e l'illegalità a rischio è la democrazia». «Per questo - ha spiegato Minniti - condivido le proposte della Commissione: per affrontare i problemi delle periferie serve un complesso di interventi diversi», materiali e immateriali, di sicurezza e sociali.
«Questo è in linea con la mia idea di sicurezza - ha spiegato Minniti - che si è mossa in questo mio anno di lavoro secondo due principi: 1) non si può applicare un unico modello di sicurezza, unico in tutta Italia: va calato, adattato ai territori, e questo si può fare solo con un'alleanza strategica con i sindaci: vale per la lotta al terrorismo, l'integrazione degli immigrati come i problemi delle periferie; 2) un luogo sicuro non è solo quello con le auto della polizia; insieme a queste ci vuogliono politiche urbanistiche e politiche sociali».

«La politica - sostiene Andrea Causin, presidente della Commissione, eletto con Scelta Civica, ora Forza Italia) - ha grosse responsabilità per i problemi delle periferie, per scelte sbagliate fatte negli anni '60 e '70 creando i grandi quartieri di edilizia popolare che sono spesso oggi i protagonisti del degrado edilizio e urbano delle periferie, e delle scelte non fatte negli ultimi decenni per porvi rimedio. La gravità della crisi attuale è dovuta, negli ultimi dieci anni, a una crisi demografica da una parte (meno nati e più vecchi, da una parte, e più immigrati dall'altra, con problemi spesso proprio negli anziani, che si ritrovano in alcuni casi a vivere soli in quartieri sempre più degradati, con meno negozi e servizi, e circondati da stranieri) e dall'altra la crisi economica, che aumentato disoccupazione e disagio sociale e al tempo stesso per la crisi finanziaria dei Comuni ha ridotto il livello di servizi e gli investimenti nei beni pubblici».

Il lavoro della Commissione, avvelendosi delle audizioni e dei sopralluoghi sul campo, ha evidenziato il problema degli "invisibili", stranieri irregolari (quasi sempre perché hanno avuto la richiesta di asilo respinta e si sono "eclissati") stimati in 600mila unità su 6 milioni di stranieri regolari; i diffusi fenomeni di degrado e illegalità, che minano la convivenza civile e il senso delle istituzioni e della sicurezza (spaccio di strada, racket della prostituzione, commercio abusivo, laboratori clandestini, gioco d'azzardo illegale).
Poi lo specifico e grave fenomeno delle occupazioni abusive di alloggi (il docu-film fa vedere l'intervista ad anziani che hanno paura ad uscire perché temono l'occupazione del loro alloggio), si stima 50mila alloggi occupati abusivamente, con veri e propri racket in mano a gruppi legati o no alla criminalità organizzata. La Commissione, sul tema casa, ha anche sottolenato che esistono altri 50mila alloggi Erp inutilizzati perché privi di manutenzione e 650mila famiglie che chiedono la casa popolare, con quote di edilizia sociale ferme al 4% di alloggi contro cifre superiori al 10% negli alktri grandi paesi europei.
Altro tema specifico quello della mancata integrazione dei Campi Rom, con il nuovo fenomeno organizzato dello smaltimento abusivo dei rifiuti poricolosi con i conseguenti "roghi tossici".
Tema chiave è quello della disoccupazione giovanile (in alcuni quartieri del Sud pari o oltre al 50%) e la carenza di servizi attivi per il lavoro, con la conseguenza creazione di una base di reclutamento di manovalanza per la piccola e grande criminalità.

La commissione, tutta, compresa la vice-presidente Laura Castelli dei Cinquestelle, hanno apprezzato l'impegno forte del governo con il programma speciale periferie da 2,1 miliardi, che però secondo la commissione deve diventare stabile nel tempo, per almeno dieci anni.
E tutti i membri della Commissione, compreso il Ministro Minniti, hanno sottolineato la vitalità associativa e la forza di riscatto che molti abitanti delle periferie degradate esprimono, forza a cui bisogna dare sostegno (è una delle otto proposte della commissione) per non disperderla.

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