Amministratori

Gelmini rilancia il federalismo fiscale: per metà luglio la nuova legge quadro

La ministra ieri in audizione davanti alla commissione parlamentare per il Federalismo fiscale

di Barbara Fiammeri

Sul federalismo fiscale si accelera. Il suo inserimento tra gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e l’attuale sospensione del patto di stabilità lo facilitano. Ma a rendere davvero a portata di mano il taglio del traguardo c’è anche la larghissima maggioranza che sostiene il Governo Draghi, che può agevolare non solo il confronto tra le forze politiche ma anche tra le Regioni. La condivisione è infatti precondizione per la riuscita. Di qui la scelta di portare avanti, sia pure «rinnovata», la legge quadro sull’Autonomia differenziata dell’ex ministro Francesco Boccia che in realtà è rimasta a livello di proposta, visto che non è mai arrivata in Parlamento e neppure è stata approvata dal Consiglio dei ministri. Ad annunciarlo è stata ieri Mariastella Gelmini, succeduta a Boccia nella guida del ministero per gli Affari regionali, in occasione dell’audizione davanti alla commissione parlamentare per il Federalismo fiscale.

Il «ritrovato e pervasivo intervento dello Stato» nel fronteggiare l’emergenza Covid non significa l’affermarsi di «un nuovo centralismo». Indirettamente lo confermano anche gli aiuti forniti in questi mesi dal Governo a favore di Regioni e enti locali, ha ricordato la ministra, anche con riferimento all’ultimo intervento in tal senso ovvero i 500milioni messi a disposizione dal decreto Sostegni bis per venire incontro alle difficoltà provocate dalla decisione della Corte costituzionale sulle anticipazioni di liquidità, che mette a dura prova la tenuta finanziaria di oltre un migliaio di comuni. Ora però bisogna guardare avanti e recuperare i ritardi accumulati da oltre un decennio, visto che la legge sul federalismo fiscale è datata 2009. Per dirla con Gelmini: riprendere «le fila di un ragionamento interrotto». Ma appunto, non solo dalla crisi pandemica. La contrapposizione tra Governatori, tra Nord e Sud nella ricerca di un’intesa su perequazione e costi standard, parallelamente alle crescenti difficoltà imposte dal patto di stabilità, che ha limitato significativamente l’autonomia di Regioni e enti locali, ha provocato un corto circuito che va avanti da anni, ha ricostruito Gelmini. Proprio per superare il conflitto “endemico” la ministra per gli Affari regionali ha deciso che il primo passo è approvare la legge quadro, in modo da costruire una «cornice unica» alla quale le Regioni potranno fare riferimento. Una scelta che se da un lato ha «lo svantaggio» di allungare i tempi per quelle Regioni che come Lombardia e Veneto (forti anche del risultato referendario) ma anche Emilia Romagna erano «più avanti nella definizione delle maggiori competenze richieste», dall’altro però ha «il beneficio» di offrire una procedura standard che certo favorirà tutte quelle regioni che volessero conformarsi alla richiesta di maggiore autonomia che proviene tanto da Nord che da Sud. Gelmini è convinta che entro la prima metà di luglio si potrà arrivare alla nuova proposta di legge quadro, che sarà oggetto del confronto nel Governo e nella maggioranza ma anche e soprattutto con la Conferenza delle Regioni. Centrale resta la definizione dei fabbisogni standard e dei «meccanismi di perequazione». Per la stesura della proposta di legge quadro è stata istituita una commissione ad hoc presieduta dal costituzionalista Beniamino Caravita mentre per l’individuazione dei fabbisogni standard c’è già il gruppo di Lavoro presso il Mef a cui gli Affari regionali hanno designato Floriana Cerniglia, docente di Economia politica alla Cattolica.

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