Fisco e contabilità

Dallo Stato 1,23 miliardi, un quarto del buco totale: il resto dai napoletani

Antievasione, addizionali e più entrate da immobili per far quadrare i conti

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di Gianni Trovati

L’aiuto assicurato dal governo è grande, avvicinandosi agli 1,23 miliardi di euro in 20 anni. Ma l’esposizione finanziaria accumulata dal Comune di Napoli è enorme, 4,98 miliardi. L’assegno statale copre un quarto (il 24,7%, a essere puntuali) del totale.

Bastano queste due cifre a spiegare le ragioni della filosofia che ha ispirato l’accordo fra Palazzo San Giacomo e il governo costruito grazie al fondo da 2,67 miliardi messo a disposizione dall’ultima manovra per le città in crisi, e destinato per metà a Napoli mentre il resto sarà diviso fra Torino, Reggio Calabria e Palermo oggetto nelle prossime settimane di accordi analoghi a quello firmato ieri al Maschio Angioino. La filosofia si riassume nel concetto della «corresponsabilità»: in base al quale lo Stato apre il portafoglio per aiutare il Comune, ma i cittadini devono fare il resto.

I primi a essere chiamati a partecipare allo sforzo saranno i tantissimi napoletani che fin qui si sono disinteressati delle richieste arrivate dal Comune sotto forma di multe o di cartelle dei tributi. Per stringere il rubinetto degli incassi il Patto prevede due mosse: un taglio dei tempi impiegati dal Comune per affidare i carichi all’agente della riscossione, e poi l’individuazione di una società specializzata nella raccolta dei tributi locali a cui affidare tutta la riscossione coattiva. Tra i candidati si fa il nome di Municipia, la società di riscossione del gruppo Engineering (multinazionale dell’innovazione con circa 12mila dipendenti in 60 sedi fra Europa, Usa e Sud America). Il partner sarà scelto con bando entro sei mesi, e dovrà cambiare passo rispetto a un agente nazionale che nei Comuni, e soprattutto in quelli difficili come Napoli, non ha dato grandi risultati.

Lo sforzo è titanico. A Napoli le multe e le altre sanzioni valgono circa 150 milioni all’anno, ma gli incassi si fermano intorno ai 25 milioni, lasciando per strada i cinque sesti degli accertamenti. In questo modo solo per i verbali della Polizia municipale si è accumulato un arretrato da 880 milioni. Nella tassa rifiuti il buco supera il mezzo miliardo, e non va meglio alle altre entrate dalle tariffe per i servizi agli affitti.

Proprio gli immobili sono oggetto di un altro capitolo del piano. Le azioni per valorizzarlo saranno definite da Invimit, la sgr del Tesoro chiamata a far atterrare anche a Napoli la strategia di valorizzazione già avviata per tanto mattone pubblico in Italia, con un mix fra revisione degli affitti e vendite accompagnato da ristrutturazioni e riorganizzazioni per aumentare i valori.

Ma a pagare pegno non saranno solo evasori, elusori e inquilini morosi. Una parte del conto arriverà a tutti, sotto forma di un aumento delle addizionali Irpef (passeranno dall’8 al 9 per mille nel 2023 e al 10 per mille nel 2024) comunque molto più contenuto rispetto a quello in programma in altre città in affanno (a Palermo per esempio si vola al 15,7 per mille quest’anno e al 17,3 per mille dal prossimo). E i passeggeri degli aerei che decollano da Napoli pagheranno un’addizionale d’imbarco come quella che già c’è a Roma. La lista si chiude con i creditori del Comune, che si vedranno proporre un accordo in cui si prevede di saldare i conti con un pagamento parziale, in discesa al crescere dell’età della fattura: con un pagamento integrale solo per quelle del 2021, come previsto da un correttivo alla regola originaria proposto proprio dal Comune di Napoli.

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