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Salvini: Codice della fiducia a sindaci e imprese, la la Ue ci dia tempo

Il ministro commenta il nuovo testo approvato il 28 marzo in Cdm e risponde agli attacchi. Pnrr: «Progetti idrici per 2 miliardi in più»

di Flavia Landolfi

Il Codice della fiducia a sindaci, imprese e professionisti. Così il ministro Salvini battezza il nuovo corpo di regole che in 229 articoli e 36 allegati ridisegna le norme per gli appalti pubblici in Italia. E che ieri, il giorno dopo l'approvazione definitiva in Consiglio dei ministri, è stato bersaglio di critiche piovute un po' dappertutto. A partire dall'Anac che ha sollevato più di una perplessità sul ridimensionamento delle gare. «L'attacco del presidente dell'autorità - replica Salvini - è quanto meno sfortunata: a parte il pessimo gusto di dire che i sindaci fanno lavorare i cugini e gli amici, questo vuol dire avere a spregio sindaci e imprese». Salvini poi affonda: «Il sottosoglia di 150mila euro era previsto dalla prima bozza del Codice stilata dal Consiglio di Stato: quindi o i consiglieri favoriscono la corruttela e sarebbe grave oppure non si è capito cosa si sta commentando». Nella carrellata sul Codice a tutto campo il ministro insiste più volte sul cambio di passo e indica nel nuovo approccio culturale l'architrave della riforma. E snocciola una per una tutte le novità, anche quelle più contestate.

«L'Italia è fatta soprattutto di piccoli Comuni con meno di 5mila abitanti - dice -abbiamo alzato le soglie per l'affidamento diretto, negoziazione senza bando di gara esteso a tutti, il che vuol dire risparmiare un anno di tempo». Ma il punt0 più delicato è ancora quello delle gare. Salvini spiega che sono polemiche senza fondamento perché «in realtà fra il milione e i 5 milioni i Comuni possono decidere tra la procedura negoziata e la gara. Il problema era quello di costringere alla gara tutti anche per opere di scarso rilievo, che ti fa perdere almeno un anno e poi si presta a ricorsi e controricorsi. Adesso si potrà scegliere se andare a procedura negoziata con un gruppo ristretto di aziende oppure andare a gara ovviamente sotto la soglia europea». C'è poi la questione dei pareri costruttivi sulle opere per cui«evitiamo la possibilità di dare pareri solo negativi: nessun organismo di vigilanza potrà dire no e punto. Potrà dire sì ma bisogna fare varianti, piantare alberi farlo tre metri più alto, tre metri più basso».

E poi la corsa verso l'operatività di queste regole che escludono, ribadisce Salvini, l'ambito del Pnrr. «Noi semmai ragioneremo con l'Europa sull'entrata in vigore del primo luglio - spiega- Perché abbiamo fatto i compiti e lo abbiamo approvato nei tempi giusti e siamo pronti a farlo entrare in vigore nei tempi giusti». L'idea di una proroga piace a tutti, alle stazioni appaltanti innanzitutto. Ma anche alle imprese e ai professionisti. Salvini lo sa: «È chiaro che un nuovo Codice seppur con meno burocrazia e più snello, ha comunque 229 articoli che devono entrare negli 8mila uffici tecnici dei Comuni italiani e che dunque ci sarà bisogno di qualche settimana in più - dice -. Quindi se ci permettessero di spiegarlo, di accompagnarlo, di raccontarlo non a Ferragosto ma a fine anno sicuramente i Comuni e le imprese sarebbero contenti».

Sul "giustizialismo" dell'illecito professionale il ministro rassicura di essersene fatto carico. «Ho chiesto di emendare il testo - dice - perché è vero che tra le esclusioni c'erano il rinvio a giudizio e addirittura l'avviso di garanzia, e cioè fattispecie che ci avrebbero portati in Unione sovietica e non in un Paese liberale». Con qualche retroscena del Cdm di martedì dove «qualche collega addirittura giustamente aveva chiesto di portare l'esclusione al terzo grado di giudizio - racconta - ma siamo in Italia e quindi il punto di caduta tra i due eccessi è quanto meno aver previsto per essere esclusi dalle gare almeno un grado di giudizio». Spiega poi due norme, una sulla certificazione di genere «che però non può gravare sulle imprese» e l'altra sul made in Italy che prevede «una premialità se compri i materiali da Paesi che rispettano i diritti dei lavoratori e i diritti ambientali».

E infine la questione dolente del Pnrr, sulla quale l'Italia registra pesanti ritardi ma soprattutto scenari futuri piuttosto foschi. «Abbiamo ereditato alcune opere che sicuramente non finiscono entro il 2026. Si tratta di non perdere quei quattrini e di riorientarli a opere che invece puoi terminare entro il 2026». Fa l'esempio dell'acqua. «Sull'idrico ho progetti Pnrr in overbooking: ho domande, progetti presentati e approvati per almeno 2 miliardi in più rispetto a quello che ho». E dunque «buon senso vorrebbe d'accordo con si possa destinare quelle risorse a qualcosa che invece metto a terra». E ancora: «Sulla riqualificazione delle case popolari e dell'efficientamento energetico io ho 116 domande in lista d'attesa per 1,5 miliardi». E insomma l'idea è di dare battaglia. «Il mio obiettivo - conclude - è quello di non perdere neanche un euro».

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