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Autonomia: non si può approvare la legge quadro senza prima aver definito Lep, costi e fabbisogni standard

di Ettore Jorio

La priorità del Ddl Calderoli, stante la sua settima redazione testuale, così come condivisa dal Governo e in sede di Conferenza Stato-Regioni, è l'assoluta messa da parte del criterio della spesa storica e il subentro di quelli applicativi del federalismo fiscale. Quelli sanciti nell'articolo 119 della Costituzione del 2001 e della sua legislazione attuativa perfezionata nel triennio 2009/2011, afferente al finanziamento del sistema autonomistico.

Le regole iniziali
Al riguardo, la legge di bilancio per il 2023 ha scandito: la definizione dei Lep per materia concorrente e di quelle cinque statali rivendicabili dalla Regioni; la determinazione dei costi e fabbisogni standard funzionali rendere sostenibili e godibili i Lep, indistintamente, dalla comunità nazionale. Un appuntamento complesso, questo, da perfezionare al massimo entro il 31 gennaio 2024 ovvero, in caso di inadempienza entro fine anno della istituita Cabina di regia, a cura di un commissario ad acta appositamente nominato. Queste le regole necessariamente propedeutiche e condizionanti per discutere e approvare il Ddl Calderoli in Parlamento, con la ovvia aggiunta di una disciplina esaustiva della perequazione di supporto per quelle Regioni con un gettito fiscale proprio non affatto sufficiente per la copertura erogativa dei Lep.

Un percorso che si contraddice
Fin qui, il progetto non fa una grinza, fatta eccezione per alcuni aggiustamenti al testo licenziato dal Governo, utili a implementare la legge quadro del regionalismo differenziato in tema dell'immancabile riparto solidaristico, in favore delle Regioni deboli in termini di ricchezza prodotta, sia in termini di perequazione ordinaria che di tipo infrastrutturale. Non è, infatti, pensabile l'instaurarsi a regime di una neo-metodologia di finanziamento, fondata sui costi standard (uguali per tutti) e fabbisogni standard (adeguati agli indici di deprivazione manifestati dalle Regioni più povere), senza dare modo a queste ultime di riuscire nell'intento di adottare buone pratiche di governo territoriale, avviandosi dagli stessi blocchi partenza di tutte le altre.
Le ultime dichiarazioni di Roberto Calderoli, a valle del report critico sul Ddl dei tecnici del Senato, sono invece per alcuni versi preoccupanti. Su tutte quella di volere approvare in Parlamento la legge quadro dell'autonomia legislativa differenziata entro fine anno. Ovverosia, prima che vengano definiti i Lep e determinati di costi e i fabbisogni standard, cui lo stesso testo del Ddl Calderoli condiziona il loro perfezionamento erogativo attraverso il percorso delineato della legge 197/2022, più esattamente dall'articolo 1, commi 791-801.

Così non va affatto
Una tale ipotesi non va affatto bene, perché tenta di cambiare le regole di gioco tra il primo e secondo tempo della partita. Non è così che si fa. La logica e la correttezza legislativa dell'impianto impongono:
• per primi, gli emendamenti al testo proposto al Parlamento, tendenti alla previsione di una corretta disciplina delle due tipologie di perequazione, in linea con la legge 42/2009 e dei decreti delegati nn. 68 e 88 del 2011;
• poi, attesa la conclusione dei lavori della Cabina di regia con la preparazione dei Dpcm di:
a) definizione dei Lep per singola materia, prevista nell'articolo 117 della Costituzione, rivendicabile dalle Regioni ex articolo 116, comma 3, della Costituzione;
b) determinazione dei fabbisogni standard (uguali per tutti) a copertura delle funzioni fondamentali degli enti locali:
c) valorizzazione dei costi standard (uguali per tutti) per ogni singolo Lep;
d) riconoscimento dei fabbisogni standard per ogni Lep differenziati e rapportati alle singole Regioni, da valere come moltiplicatore dei costi standard per garantire ovunque l'esigibilità dei Lep;
• l'approntamento, attraverso appositi Dpcm, definitivo dei Lep, ove mai da aggiornate ogni biennio, e la fissazione dei costi standard e di entrambe tipologie dei fabbisogni standard, sia nella componente fissa che discriminata.

Pensare di fare diversamente, i recenti desiderata del ministro Calderoli raccoglierebbero il pollice verso anche da chi è convinto assertore sia del federalismo fiscale che del regionalismo a geometria variabile.