Urbanistica

Lo schema per la truffa: aziende in gravi difficoltà e prestanome anziani

In sei mesi una banda di 78 indagati avrebbe drenato all’estero 440 milioni

di Ivan Cimmarusti

In sei mesi sono riusciti ad accumulare 440 milioni di euro di crediti di imposta fasulli. «Il Coronavirus porta bene, non so più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo», assicurano gli indagati nelle intercettazioni della Guardia di finanza di Rimini, che ha svelato una vasta frode su bonus locazioni, sismabonus e bonus facciate. Un fiume di denaro reinvestito in criptovalute, lingotti d'oro e finito in conti correnti a Malta, Cipro e Madeira.L'indagine dei pm di Rimini, partita a luglio del 2021 da un'azienda in fallimento, si è via via allargata a macchia d'olio in Emilia Romagna, Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino e Veneto. È emerso un presunto «sistema» illecito per sfruttare le agevolazioni dei bonus locazione, sismabonus, e bonus facciate.In carcere sono finiti: l'imprenditore di origine pugliese, ma da tempo operativo in provincia di Rimini, Nicola Bonfrate, ritenuto il promotore dell'associazione per delinquere e ai vertici di numerose società coinvolte; la sua stretta collaboratrice, Imane Mounsiff, cittadina di origine marocchina; il commercialista riminese, Stefano Francioni, e altre cinque persone considerate dagli investigatori i «piazzisti e venditori» nelle varie regioni. In tutto risultano indagate 78 persone, accusate, a vario titolo, del reato associativo e di truffa aggravata, reimpiego e autoriciclaggio.

Nel corso delle 80 perquisizioni eseguite dagli investigatori sono stati trovati trolley pieni di banconote.Gli indagati erano convinti che con la normativa in vigore (il decreto legge Rilancio) c'erano «evidenti criticità nel sistema dei controlli, inidonei a individuare la frode ideata ed eseguita», commenta il gip nell'ordinanza di custodia cautelare. Al punto che in una conversazione intercetta affermano che «lo Stato italiano è pazzesco... vogliono essere inc... praticamente».Lo schema della frode era molto articolato, basandosi su amicizie o commercialisti compiacenti, venivano reperite le società in difficoltà economica per la creazione di falsi crediti di imposta. «Mi servono società – ripetevano gli indagati nelle conversazioni registrate dagli inquirenti – anche società al lacero, anzi meglio, meglio che siano al lacero».

Ottenute da queste le credenziali telematiche per il cassetto fiscale, veniva inserita la relativa cessione del credito di imposta nelle apposite piattaforme informatiche e con l'attestazione dell'agenzia delle Entrate il credito veniva venduto anche più volte. Sono 116 le società coinvolte, create ad hoc per crediti di imposta inesistenti.Nella meccanismo illecito risultano essere finiti anche soggetti insospettabili. Cercavano, in particolare, uomini e donne avanti con l'età da inserire come prestanome. «Bisogna stare attenti, bisogna avere persone fidate, persone anziane».«Purtroppo la storia ci insegna come gli scenari di difficoltà socio-economica rappresentino anche una deprecabile ed enorme opportunità di arricchimento illecito per taluni», ha commentato il comandante regionale della Guardia di Finanza dell'Emilia Romagna, il generale Ivano Maccani, che ha spiegato come l'indagine vada «inquadrata nell'ambito di specifici piani operativi».

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