Urbanistica

Pnrr, a Ferrara 140 milioni per piste ciclabili, edifici e scuole

Il piatto più ricco va alla transizione energetica con 78 milioni: gestione dei rifiuti in prima linea

di Ilaria Visentini

È stata tra i primi capoluoghi italiani a istituire la delega al Recovery fund, già il 13 aprile 2021, e dopo pochi mesi anche una Cabina di regia politico-tecnica di coordinamento, due step che hanno permesso a Ferrara di rispettare, fin qui, il cronoprogramma di spesa. «Abbiamo ottenuto un risultato molto importante in termini di risorse pro-capite ottenute dal Pnrr, 139 milioni di euro (81 già ammessi a finanziamento, altri 58 in fase di approvazione, ndr) per un Comune di 130mila abitanti», commenta Alan Fabbri, primo sindaco di centro-destra (Lega Nord) dal dopoguerra alla guida della capitale estense, pochi abitanti ma un territorio molto esteso e fragile, per il 40% al di sotto del livello del mare, e un’economia provinciale più debole del resto della via Emilia, tra tasso di disoccupazione sopra la media (8%), Pil pro capite del 25% più basso del dato regionale, una delle popolazioni più anziane d’Italia e un peso dell’agricoltura doppio rispetto al resto del Paese. Anche per questo sul Pnrr l’attenzione dell’amministrazione è altissima e declinata su interventi diffusi, «che possano dare una risposta in tempi certi ai problemi della difesa del territorio, della rigenerazione di aree degradate, del potenziamento dei servizi scolastici e sociali», spiega Fabbri, che ha istituito un team dedicato trasversale ai vari assessorati di oltre una ventina di persone per seguire il piano del Pnrr.

Delle sei missioni su cui la Giunta ferrarese ha distribuito i fondi, è la seconda, dedicata alla transizione green, a dominare, con 78 milioni di euro, di cui 21 già ottenuti e altri 57 milioni in arrivo (questi ultimi destinati quasi in toto a impianti per la gestione dei rifiuti): 2,4 milioni serviranno per potenziare le ciclovie (Ferrara, con 100mila bici, ha il primato di cittadini che si spostano pedalando), 7 milioni per nuovi bus a idrogeno, 5 milioni per la messa in sicurezza di ponti e infrastrutture, 8,4 milioni per l’efficientamento degli edifici. Le altre missioni vedono Ferrara impegnata nel costruire nuovi asili nido e mense scolastiche (10,8 milioni), migliorare la qualità dell’abitare (15 milioni), riqualificare scuole e centri civici dismessi (18 progetti per 20 milioni), offrire più spazi per lo sport (7,5 milioni tra un nuovo impianto polifunzionale e l’aeroclub), potenziare (con 4,2 milioni) Rsa e centri sociali e la digitalizzazione dei servizi pubblici (1,5 milioni).

«La nostra prima difficoltà - ammette il sindaco - è che, per quanto virtuosi, siamo pur sempre un’amministrazione con un bilancio annuale di 250 milioni di euro, abituati a gestire opere pubbliche, tra ordinarie e straordinarie, per 30-40 milioni di euro l’anno. Ora la cifra triplica e senza una proroga non riusciremo a chiudere i cantieri, non ci sono neppure i tempi per selezionare ditte solide e affidabili. Per la gara da otto milioni di euro del palazzetto si è presentata una sola ditta!».

«Tutti gli sforzi andrebbero indirizzati a creare una vera discontinuità con il passato, mettendo in campo una strategia di riforme strutturali in grado di rafforzare gli effetti a lungo termine degli investimenti. Senza queste due componenti non è possibile pensare di aumentare il potenziale di crescita del territorio ferrarese e del Paese», interviene Paolo Govoni, vicepresidente della neonata Camera di commercio di Ferrara e Ravenna e fino a poche settimane fa commissario straordinario dell’ente camerale estense, consapevole dei problemi nello spendere i fondi, «soprattutto nel rendere note alle imprese le opportunità disponibili ed è per questo che abbiamo lavorato, come sistema camerale, affinché nel portale del Pnrr venisse aggiunta una “sezione dedicata” ai bandi e agli avvisi rivolti al sistema produttivo».

«La partnership pubblico-privata è l’unica via per accelerare i tempi e portare a casa il massimo dei fondi Pnrr entro il 2026», rimarca Gian Luigi Zaina, imprenditore ferrarese vicepresidente di Confindustria Emilia Centro e presidente Piccola Industria. «Necessariamente qui si è partiti da progetti già nel cassetto di efficientamento e manutenzione dell’esistente, invece di puntare su un grande intervento strategico, per poterli concludere entro il 2026. Le nostre amministrazioni locali non hanno le risorse umane e tecniche per seguire e rendicontare progetti della portata del Recovery fund nei termini previsti. Il mio non è un giudizio negativo, ma la presa d’atto di un vincolo temporale troppo stretto. Mi dispiace, però, sia stato completamente dimenticato il petrolchimico, un’eccellenza europea da 3mila posti di lavoro». Tra le note positive del Pnrr, gli industriali ferraresi plaudono ai dottorati industriali cofinanziati al 50%: «Non abbiamo mai visto l’Università di Ferrara così propositiva e coinvolta e tanto interesse tra le imprese: sono state 140 le richieste arrivate dalle aziende», racconta Zaina.

Non c’erano dunque alternative realistiche alla distribuzione a pioggia dei fondi Next Generation Eu? «L’obiettivo che ci siamo dati – conclude il sindaco - è quello di migliorare il benessere diffuso in un territorio molto vasto e con tante, piccole frazioni di 3-4mila abitanti. Abbiamo finalmente l’occasione per recuperare strutture periferiche fatiscenti come scuole e proloco, potenziare viabilità e piste ciclabili, collegare le mura storiche all’extra mura e da qui alle vie del fiume Po fino all’Adriatico».

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