Appalti

Tre livelli di qualificazione per le 36mila stazioni appaltanti: primo sì alle linee guida dell'Anac

Iscrizione all'Ausa, personale, curriculum gare gestite e formazione tra i requisiti. Ok definitivo entro settembre dopo la consultazione

di Mauro Salerno

Dopo tanti annunci buoni solo per titoli di giornali e di convegni, compie un primo passo concreto il percorso di qualificazione delle stazioni appaltanti rimesso in pista dall'accordo firmato a dicembre tra la presidenza del Consiglio e l'Autorità Anticorruzione. In forza del mandato ottenuto da Draghi, l'Autorità ha licenziato e diffuso oggi le linee guida per la razionalizzazione e la selezione dei centri di spesa basati su requisiti di competenza e dotazione di strumenti, inclusi quelli informatici, ormai divenuti fondamentali per gestire gli appalti.

Come sottolinea la stessa Autorità, l'ok alle linee guida arrivato con la delibera n.141 del 30 marzo, è uno dei passaggi « qualificanti del Pnrr», nonché «premessa fondamentale per poi varare la riforma del nuovo codice degli appalti». Per capire la portata della questione basta pensare che , secondo i dati in possesso dell'Autorità, oggi in Italia sono in campo almeno 36mila stazioni appaltanti, con oltre centomila centri di spesa. Ciascuno di questi può gestire appalti di qualunque tipo, dal rifacimento di un marciapiede o per le convenzioni degli asili nido fino a contratti per opere o concessioni da decine o centinaia di milioni, senza limiti di importo o di complessità della commessa.

Consultazione e ok definitivo: il calendario dei prossimi mesi
Se le linee guida arriveranno fino in fondo in futuro non potrà più essere così. Diciamo in futuro perché queste linee guida non saranno subito operative. Lo diventeranno soltanto dopo l'approvazione della riforma del codice appalti, che sta muovendo ora i primi passi con la legge delega arrivata all'esame della Camera.

Il primo merito di questo documento è quello di tracciare la strada che sarà seguita nei prossimi mesi. Il testo appena approvato sarà messo alla prova da una nuova consultazione con Pa e operatori del mercato che si concluderà il 30 giugno. Il testo finale sarà messo a punto entro il 30 settembre. A quel punto - dopo una raccolta di dati e parametri che avverrà in questi mesi - si dovrebbe finalmente scoprire con precisione anche il numero esatto delle stazioni appaltanti attive.

Busia: obiettivo sfoltire e innalzare le competenze
Qualunque sia questo numero, il traguardo atteso è comunque quello di sfoltire. «Gli obiettivi sono la riduzione delle stazioni appaltanti con particolare riferimento alle più piccole aggregando il più possibile gli acquisti per spuntare prezzi migliori - spiega il presidente dell'Anac, Giuseppe Busia - e il rafforzamento e qualificazione delle stesse, arginando deficit organizzativi e di professionalità dovuti all'eccessiva frammentazione. Tutto questo porta indiscutibili vantaggi sia per le stazioni appaltanti che vedrebbero ridurre il numero di procedure da avviare, che per gli operatori economici che potrebbero partecipare ad un numero ridotto di procedure, eventualmente con più lotti, così riducendo i costi amministrativi delle gare». Inoltre, aggiunge Busia, «come l'ammontare degli appalti del Pnrr ci evidenzia, è indispensabile la formazione di specializzazioni».

Tre livelli di qualificazione
La qualificazione sarà necessaria per tutte le acquisizioni di importo pari o superiore a 150.000 euro per i lavori e a 139.000 per i servizi e forniture. Non servirà invece qualificarsi per gestire affidamenti diretti e ordini a valere su strumenti di acquisto messi a disposizione dalle centrali di committenza e dai soggetti aggregatori.

Per i lavori sono previsti tre livelli di qualificazione. Il livello base darà diritto a gestire appalti di importo compreso tra 150mila e un milione di euro. Il gradino successivo (livello medio) va da un milione e la soglia Ue (ora fissata a 5,38 milioni). Oltre questa soglia potranno operare soltanto le Pa con competenze e strumenti di «livello alto». La qualificazione a un determinato livello consente di gestire lavori nei livelli più bassi.

L'affidamento di servizi attinenti all'architettura e all'ingegneria, di valore pari o superiore a 139.000 euro, potrà essere gestito dalle stazioni appaltanti in possesso della qualificazione corrispondente all'importo stimato dei lavori oggetto degli incarichi. Per gestire concessioni e Ppp bisognerà qualificarsi almeno nel «livello medio» e garantire la presenza di tecnici in grado «di gestire un piano economico e finanziario e la matrice dei rischi»

Anche la qualificazione degli appalti di servizi e forniture si articolerà su tre livelli. Con fasce di importo comprese tra 139mila e 750mila euro (livello base), tra 750mila e 5milioni (livello medio) e oltre 5milioni (livello alto).

Iscrizione all'Ausa, personale, curriculum gare e formazione tra i requisiti
Oltre che sulla base delle strutture organizzative stabili per l'acquisto a decidere il livello di qualificazione saranno le competenze del personale dedicato agli acquisiti e anche il numero di gare svolte nell'ultimo quinquennio. «Per stipulare contratti pubblici - sintetizza Busia - servirà avere un ufficio organizzato, esperienza, persone qualificate. In caso contrario ci si dovrà aggregare e rinunciare a svolgere le gare più complesse, facendo affidamento su altri, così da avere un servizio più efficiente, meno oneroso e in grado di comprare meglio». In più, «chi ha dimostrato capacità di saper acquistare potrà offrire servizi ad altri enti, svolgendo una funzione di supplenza». A parte l'iscrizione all'Anagrafe delle stazione appaltanti (Ausa), obbligatoria per poter aspirare alla qualificazione, gli altri v vari requisiti verranno riconosciuti tramite un sistema di "pesi". Ad esempio alla presenza nella struttura organizzativa di dipendenti con competenze specifiche è attribuito un peso pari a 20 punti su 100. Così come al requisito relativo «al sistema di formazione e aggiornamento del personale». Permetterà di garantirsi 40 punti su 100 il requisito relativo al numero di gare gestite negli ultimi cinque anni, mentre gli ultimi 10 punti saranno attribuiti tenendo del rispetto degli obblighi di comunicazione dei dati sui contratti pubblici che alimentano gli archivi detenuti o gestiti dall'Autorità.

Appalti solo in digitale e con piattaforma unica
Il tutto, spiegano all'Anac, è finalizzato a qualificare il compratore pubblico facendo fare appalti solo in digitale attraverso una piattaforma digitale e «auspicabilmente unica sul territorio», ma soprattutto collegata in tempo reale con la banca dati nazionale dei contratti pubblici di Anac. In questo modo si potrà garantire anche il controllo dell'appalto dal bando di gara al collaudo dell'opera. Si tratta una novità importante, mai riuscita finora in Italia (nonostante il codice degli appalti, recependo la direttiva comunitaria, lo abbia previsto come obbligatorio dal 2018), tanto che ancora oggi più di una gara su tre viene ancora gestita in modalità cartacea. «Tra i requisiti obbligatori è ora ricompresa, grazie al decreto Semplificazioni - conclude Busia - anche la disponibilità e l'utilizzo corrente di piattaforme telematiche nella gestione delle procedure di gare. La stazione appaltante che aspira alla qualificazione dovrà dimostrare di avere a disposizione, oltre al personale tecnico e amministrativo per la gestione dei contratti per i quali intende qualificarsi, specifiche competenze informatiche per la corretta gestione delle piattaforme in uso».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©