Imprese

Innovazione della Pa, risultati positivi nel 2018 ma gli obiettivi restano lontani

di Gianni Dominici (*)

Il 2018 della pubblica amministrazione italiana è stato caratterizzato da grandi cambiamenti negli assetti politici e da alcune importanti novità. Molte norme approvate negli anni passati hanno cominciato a produrre i propri effetti, ma la politica di innovazione è andata avanti un po' per inerzia, senza un progetto unico e condiviso, senza una definizione chiara della governance e dei ruoli dei diversi attori coinvolti.
Lo fotografa l’annual report di FPA, il volume che descrive i principali fenomeni dell'innovazione e della sostenibilità della Pa nel 2018. Da cui emerge l'esigenza di accelerare i processi in corso se vogliamo davvero uno Stato più moderno, in grado di promuovere e sostenere l'innovazione dell'intero Paese e farne leva dello sviluppo.

Diverse novità, ma obiettivi lontani
Di certo, tuttavia, non si può dire che non sia successo nulla negli ultimi dodici mesi per la Pa italiana. Solo ripercorrendo alcuni degli avvenimenti più importanti, nel 2018 l'Agid ha avviato la consultazione pubblica della versione italiana del Digicomp e ha firmato l'accordo con Regioni e Province autonome per attuare il Piano triennale sui territori; è stata pubblicata la convenzione per l'adesione a SPID di soggetti aggregatori di pubblici servizi; sono state pubblicate in Gazzetta ufficiale le circolari sui criteri di qualificazione dei Cloud Service Provider e servizi SAAS.
Al ForumPA 2018 il Team digitale ha presentato il progetto “IO” app del cittadino, poi, sono andate in consultazione le linee guida per le identità digitali per uso professionale (mentre si è chiusa quells sul codice degli appalti promossa dal ministero delle Infrastrutture) e sono entrate in vigore le linee guida per i pagamenti elettronici verso le Pa. Sempre il Team digitale ha pubblicato la Carta dei principi tecnologici del procurement.
Il consiglio dei ministri ha approvato il Ddl concretezza, al Ministro Bongiorno è stato consegnato il libro bianco sull'innovazione della Pa ed è entrato in vigore il decreto legge Semplificazioni (per imprese e Pa).
Insomma, non c'è stato il temuto «anno zero» dell'innovazione come conseguenza del periodo di incertezza, politica e istituzionale che ci trovavamo ad affrontare, e questo è senz'altro un fatto positivo. Ma siamo lontani da aver raggiunto obiettivi ambiziosi.

Anno di passaggio per il lavoro pubblico
Per il lavoro pubblico è stato un anno di passaggio: non sono ancora evidenti gli effetti della Riforma Madia e il decreto concretezza è in avvio, tuttavia un cambio di passo è possibile nei prossimi mesi. Confermato il ritardo nella formazione dei dipendenti pubblici, ma una buona notizia è stata la presentazione da parte del Syllabus del dipartimento Funzione pubblica che deve dotare le amministrazioni pubbliche di uno strumento per rafforzare le competenze.
Poche novità sull'open government che oggi non sembra ispirare politiche nazionali e locali. Gli investimenti sull'attuazione dell'Agenda digitale italiana non sembrano aver ancora portato a risultati concreti. Però, in diverse città e nei territori locali l'innovazione ha trovato condizioni favorevoli.
Sul fronte del procurement, la Pa mostra ancora scarsa capacità di spesa e di uso degli appalti pubblici, ma gli ultimi dati Consip dimostrano che qualcosa si muove. Nella Programmazione europea, l'Italia ha superato ampiamente le soglie di spesa previste e dei 51 Programmi Operativi, solo 3 non hanno raggiunto gli obiettivi.
In tutti gli ambiti analizzati dall'annual report emerge con chiarezza la necessita di accelerare i processi in corso: non puo passare un altro anno di attesa. Le parole d'ordine per il 2019 della PA italiana devono essere collaborazione, governance e tecnologie digitali come abilitatore dell'innovazione a tutti i livelli.

(*) Direttore generale di FPA

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