Urbanistica

Accelerano le gare per i lavori: triplicate nel 1° trimestre 2022

Osservatorio Cresme: si passa dai 6,7 miliardi 2021 ai 20,1 miliardi di quest'anno. Spingono tlc, Fs, metrò e porti. Boom grazie a Pnrr e opere appaltate con progetti preliminari. Resta il nodo costi

di Giorgio Santilli

Un'esplosione di gare segna indelebilmente il primo trimestre del 2022. È l'effetto Pnrr. I numeri sono oltre ogni record: sono andati in gara lavori per 20.046 milioni di euro, il triplo di quello che si fece nello stesso periodo del 2021, quando pure si segnò un buon risultato con 6.737 milioni. Continuano, intanto, ai ritmi del 2021, anch'essi da record, le aggiudicazioni di gare che sono state nei primi tre mesi del 2022, pari a 9.292 milioni, appena sotto i 9.574 milioni dello scorso anno. Sono i dati che emergono dall'Osservatorio opere pubbliche del Cresme, uno dei capitoli del Rapporto congiunturale 2022-2026 che l'istituto di ricerca presenterà il 14 giugno. I dati sui bandi di gara, che comprendono anche concessioni e appalti di servizi oltre ai lavori, evidenziano un incremento delle infrastrutture nel loro complesso del 282%, attestandosi a 17.697 milioni. I settori che più hanno spinto sono le telecomunicazioni (6.231 milioni) con un incremento rispetto al 2021 di 260 volte, l'energia (6.353 milioni) con un incremento del 925%, le infrastrutture ferroviarie (1.185 milioni) con un incremento del 51,8%, le metropolitane (438 milioni) con un incremento del 568%.

Evidente, dietro questi numeri, la spinta potente del Pnrr che proprio in questi settori sta portando a compimento i percorsi verso i bandi di gara. D'altra parte, era stato il premier Mario Draghi, tre mesi fa, a ricordare l'ottimo stato salute del settore, con aggiudicazioni nel 2021 per 41 miliardi. In molti settori, c'è oggi un altro fattore che spinge molto sui bandi: la legislazione degli ultimi due anni - e in particolare quella di semplificazione del Pnrr con il decreto legge 77/2021 - consente di mandare in appalto opere dotate di progetto preliminare (sia pure rafforzato con le linee guida Giovannini). Questo anticipa il momento della gara rispetto al progetto definitivo o esecutivo, prevedendo poi nell'ambito del contratto aggiudicato ulteriori livelli di progettazione. Non sarà immediata, quindi, in molti casi la traduzione delle gare in cantieri anche se pure su questo punto interviene il Dl 77 prevedendo un massimo di sei mesi fra aggiudicazione e consegna lavori.

L'altra incognita è quella dei costi dei progetti: l'indagine svolta dall'Ance (si veda Il Sole 24 Ore del 10 aprile) ha evidenziato che il 72% dei progetti locali del Pnrr sono stati realizzati con costi di un anno fa, precedenti quindi ai fortissimi aumenti dei prezzi delle materie prime e anche dei rincari energetici. Il rischio è che molti di questi progetti messi in gara siano da rifare o che si blocchino subito dopo essere stati appaltati. Su questo punto, però, il governo intende intervenire ancora con una norma nel decreto legge post-Def che dovrebbe essere varato la prossima settimana e ha una dote di 6 miliardi: un miliardo dovrebbe andare proprio ai nuovi meccanismi di revisione prezzi e di adeguamento dei prezzi degli appalti in corso.Su questo punto va segnalato anche il nuovo adeguamento dei prezzari di Rete ferroviaria italiana, la stazione appaltante con la quota maggiore di appalti del Pnrr: dopo l'aumento di gennaio dell'ordine del 18%, è scattato in questi giorni (e già applicato alla prima gara) un nuovo aumento che porta l'adeguamento dei prezzi complessivi nell'ordine del 25 per cento.

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