Amministratori

Acquisizione sanante, l'amministrazione ha l'obbligo di rispondere alla richiesta del privato

Il Consiglio di Stato si è pronunciato in tema di espropriazione per pubblica utilità

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di Amedeo Di Filippo

In tema di espropriazione per pubblica utilità, l'istanza con la quale il privato solleciti l'adozione di un provvedimento di acquisizione sanante, pur non essendo espressamente prevista dalla legge, è tuttavia configurabile e determina l'obbligo dell'amministrazione di pronunciarsi. Lo afferma la quarta sezione del Consiglio di Stato con la sentenza n. 4903/2021.

Il fatto
I proprietari di alcuni terreni adibiti a sede stradale o marciapiedi, considerata l'assenza di utilità nel loro utilizzo, hanno indirizzato al comune l'istanza con la quale hanno chiesto di procedere al relativo esproprio. L'ente non ha dato risposta e i proprietari lo hanno convenuto avanti il Tar Lazio, che gli ha intimato di provvedere. il Consiglio di Stato ha però riformato la sentenza ritenendo il ricorso originario improcedibile, data l'emanazione nel frattempo di una nota con cui il dirigente ha dichiarato inammissibile l'originale istanza.

L'acquisizione
La quarta sezione del Consiglio di Stato accoglie l'appello, in quanto un'istanza del privato volta a sollecitare l'amministrazione ad adottare un provvedimento ai sensi dell'articolo 42-bis del Dpr 327/2001, pur non espressamente prevista dalla legge, è configurabile in base al sistema, e soprattutto comporta l'obbligo dell'amministrazione di provvedere su di essa accogliendola o respingendola. L'art. 42-bis del Testo unico in materia di espropriazione per pubblica utilità tratta della utilizzazione senza titolo di un bene per scopi di interesse pubblico e affida all'autorità pubblica la possibilità di acquisire al suo patrimonio indisponibile un bene immobile per scopi di interesse pubblico, corrispondendo al proprietario un indennizzo per il pregiudizio patrimoniale e non.
Nel caso di specie, l'istanza presentata dai proprietari sollecitava l'amministrazione ad adottare ogni atto necessario affinché la proprietà dei terreni venisse acquisita dal comune, per cui, si legge nella sentenza, andava qualificata come intesa a sollecitare l'esercizio del potere. Richiedeva quindi la pronuncia tramite un provvedimento di merito, non di una "inammissibilità". Altra storia è la fattibilità concreta della acquisizione della proprietà dei terreni, trattandosi di potere amministrativo non esercitato e che può essere oggetto di un eventuale successivo giudizio nell'ipotesi in cui il comune emani effettivamente un provvedimento in tal senso e i privati ritengano di contestarlo.

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