Alluvione, rebus incarico per la figura del commissario della ricostruzione
In un Paese, ove la predisposizione a frequenti eventi tellurici e alluvionali è altissima, è sovente che si ricorra a commissariamenti destinati a gestire la ricostruzione di quanto distrutto. É successo da sempre, con risultati più o meno soddisfacenti. L'elemento costitutivo negativo costante di perfomance non esaltanti è stato il ritardo ad adempiere, con punte che fanno del Belice l'esempio record negativo di ripristino, con 55 anni dallo spaventoso terremoto del gennaio 1968.
Insomma, l'istituto del commissariamento è quello cui si ricorre per insufficienza e incapacità della macchina statale a intervenire direttamente con la propria burocrazia. Di conseguenza, si preferisce ricorrere a commissari ad acta, ai quali si scaricano i problemi da risolvere, approcciati più o meno bene.
Gli esempi sono diversi: male inizialmente con il Covid e gli acquisti a mano libera delle mascherine; meglio con il Covid in mano al generale Figliuolo; senza onori e gloria gli altri, succedutisi al padre fondatore della protezione civile Giuseppe Zamberletti. Per non parlare dei commissariamenti ad acta nominati ex articolo 120, comma 2, della Costituzione, con particolare interesse nella sanità. Cinque Regioni commissariate (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio e Molise) delle quali due ancora tali (Calabria e Molise) e un'altra in procinto di esserla (Lazio) con l'impegno improbo di ripianare un debito di oltre 22 miliardi, il doppio di quello lasciato dal governatore Marrazzo. Una logica, quest'ultima, unica nel nostro Paese dove spesso si è nominato commissario ad acta, con il compito di sistemare il disastro dal medesimo causato come Presidente di Regione, il Governatore stesso. Una soluzione che sa dell'inconcepibile, del tipo quella di nominare Poseidone commissario dei danni causati da terremoti e maremoti.
A ben vedere, valutando correttamente i risultati conseguiti in ogni campo, lo strumento commissariale è ben lungi dall'essere funzionale ad affrontare i disastri che ne giustificano il ricorso ma soprattutto a ricostruire quanto distrutto dagli eventi e a riportare a ordinarietà le zone e a normalità le popolazioni colpite.
Oggi la politica discute e non decide, con il tempismo che occorrerebbe, come risolvere il dramma che ha colpito i romagnoli e la loro terra, ai quali ha dimostrato tanta solidarietà il mondo intero tranne il Governo, che invero perde tempo nel suo obbligo di intervenire. Il problema vero non è però quello del chi nominare, ma se sia corretto nominare commissario della ricostruzione il presidente della Regione medesima, prescindendo dall'alto valore personale riconoscibile in capo al governatore Stefano Bonaccini.
Il vero problema riguarda pertanto non già una ragione di fiducia politica verso il soggetto, bensì se sia possibile e soprattutto utile fare confluire le due cariche nel medesimo massimo organo istituzionale regionale.
Un quesito, questo, cui è davvero arduo fornire una risposta, al quale tuttavia - visti i non affatto confortanti risultati delle esperienze simili trascorse delle quali qualcuna ancora in atto - si dovrebbe propendere per una sorta di incompatibilità funzionale tra le due cariche. Ciò in quanto, dovendo rintracciare le cause infrastrutturali complici dei disastri in materie di competenza comunque regionale, sia in termini di legislazione di dettaglio che in quella residuale, le inadempienze sarebbero da far risalire a un non soddisfacente sviluppo delle politiche regionali di supporto alla salvaguardia ambientale, di esclusiva competenza statale e prevista tra le materie differenziabili, ex articolo 116, comma 3, della Costituzione.
Ciò anche tenuto conto dell'imminente riprogrammazione del Pnrr che potrebbe rintracciare tra gli investimenti strutturali le risorse necessarie per il ripristino del territorio romagnolo e per la sua ripartenza. Da qui, l'esigenza di una commissario governativo che sappia ragionare d'insieme con l'Esecutivo nazionale e quello regionale e dunque disegnare il migliore intervento riparatore.