Ance: a rischio un Pil di 63 miliardi in tre anni e 300mila posti di lavoro
La stima è di 6 miliardi annui di investimenti diretti e 21 miliardi considerando anche l’indotto
Serve una proroga di tre anni oltre l'attuale scadenza del 31 dicembre 2021 per massimizzare l'efficacia del Superbonus del 110%. Il perché lo spiega l'Ance che - in una nota dell'ufficio studi - mette a punto anche una previsione quantitativa dettagliata degli effetti economici e occupazionali attesi. La proroga è necessaria per varie ragioni: gli interventi previsti sono complessi, hanno bisogno di progetti e di verifiche importanti soprattutto in relazione alle classi energetiche; occorrono certificazioni delle amministrazioni comunali (come l'attestato di conformità) che richiedono tempi non brevi, soprattutto in periodo di smart working dei funzionari pubblici che devono estrarre dati da archivi spessissimo ancora cartacei; si tratta di lavori che risentono di una variabile meteorologica e si svolgono prevalentemente nella stagione estiva (il che impone che sia tutto pronto per partire in primavera); in assenza di proroga del termine legislativo i lavori andrebbero conclusi e pagati entro il 31 dicembre 2021 e se si sforasse quel termine piuttosto ravvicinato, le spese resterebbero accollate ai committenti, cosa che provoca incertezza soprattutto nei condomìni.
Fin qui le principali motivazioni della necessità di un periodo lungo che consenta alla norma di esplicare tutti i suoi effetti. Ma quali sono questi effetti? La ricadute aggiuntive del Superbonus sull'economia sono stimate dall'Ance in 6 miliardi di spesa diretta sul settore delle costruzioni e un effetto totale sull'economia (compreso l'indotto) di 21 miliardi di euro, ovvero oltre un punto percentuale di Pil ogni anno. A ciò si aggiungono «anche gli importanti effetti sull'occupazione, con un incremento di circa 64mila posti di lavoro nelle costruzioni». Considerando anche i settori collegati all'edilizia, «l'aumento raggiungerebbe quasi le 100mila unità».Ecco dunque che «l'estensione della proroga a tre anni, considerando una spesa aggiuntiva complessiva di 18 miliardi, genererebbe una ricaduta positiva sull'economia di ben 63 miliardi e 300mila posti di lavoro».Gli effetti sulle entrate dello Stato sarebbero di 6 miliardi considerando la sola Iva.L'interesse della misura fiscale emerge anche da un'indagine condotta dall'Ance presso le imprese associate che mostrano aspettative molto elevate sulle potenzialità del Superbonus. «Già dopo tre mesi e nonostante le incertezze iniziali sullo strumento (attesa decreti attuativi, ecc), circa il 40% delle imprese, infatti, dichiara di avere già nel proprio portafoglio ordini interventi legati al Superbonus, grazie ai quali si prevede, per il prossimo anno, una crescita di fatturato di circa il 10%; una percentuale destinata a crescere in modo esponenziale con la proroga».
Sempre dall'indagine, risulta che i meccanismi di cessione del credito e dello sconto in fattura sono i più frequenti, in virtù del minor esborso per il contribuente, già fortemente gravato dal difficile contesto legato alla pandemia.Bisogna poi considerare che nel medio periodo gli interventi legati al Superbonus determineranno una valorizzazione degli immobili, dal punto vista dell'efficienza energetica e della messa in sicurezza sismica, con effetti positivi per le famiglie. «La condizione di accesso al 110% - dice l'Ance - richiede il passaggio di due classi energetiche dell'edificio: una prima stima complessiva prudenziale porta ad ipotizzare una riduzione dei consumi del 45% circa». Per completare il quadro degli effetti «sono ipotizzabili anche conseguenze positive sulla ricchezza delle famiglie derivanti dai Superbonus, attraverso una rivalutazione degli immobili». Da una simulazione del centro studi «ipotizzando un radicale intervento di ottimizzazione energetica in una abitazione di 60 metri quadrati in edifici di oltre trent'anni con una spesa complessiva tra i 25 e i 35mila euro e che il costo degli interventi sia nullo perché il credito viene integralmente ceduto, la rivalutazione media dell'immobile si attesta al 15%. Un valore importante, che può compensare la discesa dei prezzi sperimentata negli ultimi anni».