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Caro prezzi, Ance: rimane l'emergenza, con il nuovo Codice la coperta è ancora corta

I costruttori: adeguamento automatico, serve soluzione sulle garanzie per le imprese

di Flavia Landolfi

In attesa del decreto attuativo del nuovo Codice l'incognita che volteggia sul settore degli appalti pubblici si chiama caro-prezzi. Un nodo segnalato anche da Bankitalia che nella sua relazione annuale quantifica nel 10% l'aumento a fine del 2022 dei costi delle infrastrutture legate al Pnrr. Quello che in molti si chiedono a una manciata di settimane dall'operatività del nuovo quadro normativo ruota intorno all'articolo 60 del testo che ridisegna il perimetro dell'adeguamento dei costi senza però entrare nel merito del reale meccanismo per attuarlo. Gli occhi dei costruttori sono puntati su questo nella speranza di voltare finalmente pagina e di evitare il blocco dei cantieri in caso di nuove fiammate. «Rendere operativa la revisione prezzi e offrire una soluzione al tema delle garanzie per le imprese sono due condizioni indispensabili per far funzionare il mercato delle opere pubbliche in modo sano e competitivo», dice la presidente dell'Ance Federica Brancaccio.

La ricetta individuata nel nuovo Codice per fare fronte ai rincari migliora le percentuali di adeguamento passate dall'alea del 10% al 5% e dal 50% di copertura al più generoso 80 per cento. Ma il nodo di fondo resta intatto e consiste in un sistema che in ogni caso rende la coperta sempre corta, da qualunque parte la si tiri. Anche dal lato della Pa nel caso in cui i prezzi scendano e i costi possano essere ridefiniti con maggior vantaggio per le casse pubbliche. L'Ance invoca da mesi «un meccanismo neutro, immediato e automatico». Tutto nasce dalla spaventosa impennata dei costi delle materie prime innescata dalla pandemia. Secondo uno studio dell'associazione nel primo trimestre di quest'anno i prezzi sono in flessione rispetto a un anno fa ma comunque molto lontani dai livelli di gennaio 2019: l'acciaio fa +42,9%; il bitume+17,9% mentre per l'energia elettrica si registra un +101,5% e per il gas +103,8 per cento.

«Il meccanismo di un adeguamento automatico - spiegano all'associazione - terrebbe conto di tutto, anche di flessioni dei costi dei materiali. L'obiettivo è mantenere l'equilibrio contrattuale, non avvantaggiare l'impresa o la Pa». Il mercato sale e scende come dimostrano anche i numeri di ieri pubblicati dall'Istat. E stare dietro al balletto dei costi non è né semplice, né scontato, soprattutto quando si tratta dei contratti sottoscritti con le stazioni appaltanti. Il modello ideale per i costruttori è quello applicato in Francia e in molti Paesi Ue mentre in Italia si insiste con un meccanismo che per le imprese e la Pa va di volta in volta ricalcolato e rivendicato. «In Francia - spiega l'Ance nel suo studio - la revisione dei prezzi negli appalti pubblici è obbligatoria e prevista nel Codice dei contratti pubblici». Funziona attraverso una «clausola di revisione dei prezzi che include almeno un riferimento agli indici ufficiali». Parigi ne ha individuati 23 e su questi vengono parametrati i corrispettivi degli appalti.

Chi non lo fa viene sanzionato e il contratto decade. E in Italia? La battaglia porta la firma dei costruttori. È quella di un innalzamento dei due parametri contenuti nel nuovo Codice inizialmente in bianco e che l'Ance chiedeva di riempire completamente, levando di torno l'alea (la soglia oltre alla quale scatta la revisione dei costi) e prevedendo la copertura al 90 per cento. E invece le caselle sono state riempite con la soglia del 5% oltre la quale scatta la revisione e dell'80% per l'adeguamento vero e proprio. Secondo Ance però sarà necessario che il decreto attuativo del Codice metta una parola di chiarezza. E spieghi quell'80% di revisione a quale quota degli extra-costi si riferisce. Quel che è certo è che l'aver inserito un ombrello più ampio viene salutato come un passo in avanti rispetto al farraginoso e lentissimo meccanismo di compensazione e al fondo per i ristori introdotto nel 2022 e ancora attivo ma molto indietro nei pagamenti con 1 miliardo di euro incagliato negli iter burocratici. Se però si considera che il paniere della revisione prezzi è articolato su 3 soli indicatori non stupisce che per i costruttori si tratti di una soluzione disallineata dalla realtà. E soprattutto dal mercato.

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