Urbanistica

Assoimmobiliare: serve più trasparenza nel real estate

La strada intrapresa è quella giusta e sono numerose le novità normative in pentola o già operative. Il rilancio del real estate italiano sta dunque diventando, da chimera, una realtà. Anche se la strada da fare è ancora lunga e richiede ulteriori interventi. Assoimmobiliare, presieduta da Aldo Mazzocco e diretta da Paolo Crisafi, segue da anni tutto il percorso e Il Sole 24 Ore, giunti “a metà del cammino”, fa il punto della situazione per tirare le prime conclusioni su quelle che sono novità con un impatto davvero importante per il mattone e la finanza immobiliare italiana.

Secondo Paolo Crisafi «la Legge di Stabilità 2016 ha introdotto alcune importanti misure relative al settore immobiliare. Le principali riguardano: le modifiche che impattano sul pacchetto casa Imu/Tasi; la detrazione Irpef dell’Iva dovuta sugli acquisti di unità immobiliari di classe energetica A o B effettuati entro il 2016 ceduti dalle imprese costruttrici; la proroga delle detrazioni Irpef per il 2016 per gli interventi di riqualificazione energetica e per quelli di ristrutturazione degli edifici; l’invarianza dell’imposizione locale per il 2016; le disposizioni relative alla locazione finanziaria di immobili da adibire ad abitazione principale oltre ad altre misure in materia di Ires». Il fil rouge che caratterizza le proposte e il monitoraggio di Assoimmobiliare sui provvedimenti normativi è semplice: cercare di indirizzare l’azione del legislatore sul fronte della riduzione dell’imposizione sugli immobili e soprattutto delle semplificazioni e razionalizzazione delle norme stesse.

Tra le novità, anche l’approvazione della legge delega appalti che prevede, tra i suoi principi cardine, criteri condivisi dall’associazione: la razionalizzazione del quadro normativo a fini di semplificazione dei procedimenti; la trasparenza e pubblicità delle procedure di gara; la riduzione degli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti; la razionalizzazione ed estensione delle forme di partenariato pubblico privato; la revisione del sistema di qualificazione degli operatori economici; la razionalizzazione dei metodi di risoluzione delle controversie alternativi al rimedio giurisdizionale, anche in materia di esecuzione del contratto.

«Anche grazie al contributo di Assoimmobiliare, le recenti legislature siano state sensibilizzate rispetto all’intento di avviare un processo di valorizzazione e dismissione degli immobili pubblici con il duplice obiettivo di realizzare risparmi di spesa e nuove entrate provenienti dai ricavi delle dismissioni - sottolinea Crisafi -. I nuovi bandi da parte delle Pa non potranno che tenere conto di queste importanti innovazioni normative oltre che delle prassi e buone pratiche adottate dal mercato anche a livello internazionale con la disponibilità dell’associazione ad interloquire con i soggetti pubblici competenti».

Il processo di razionalizzazione e rilancio del real estate non si ferma però qui e richiede, secondo Assoimmobiliare, ulteriori misure, in gran parte condivise dalle altre associazioni del settore. In estrema sintesi, si tratta di interventi sul fronte fiscale, volti a migliorare la convenienza degli strumenti di finanza immobiliare.

La necessità è ripristinare il regime agevolato delle imposte di registro, ipotecaria e catastale quando la parte contraente (cedente o cessionario) sia costituita da fondi immobiliari, intervenendo sul comma quarto dell’articolo 10 del D. Lgs. 23/2011. Al fine di favorire la dismissione degli immobili di pertinenza delle pubbliche amministrazioni è opportuno rendere esenti i proventi distribuiti dai fondi immobiliari a quest’ultime in quanto rientranti nell’elenco dei soggetti inseriti nel conto economico consolidato individuati dall’Istat ai sensi dell’articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

Inoltre, allo scopo di ridurre la stretta fiscale sugli investitori diversi da quelli istituzionali, secondo Assoimmobiliare, sarebbe opportuno che la percentuale massima di partecipazione al fondo – oltre la quale scatta la tassazione per trasparenza – passi dal 5% al 20 per cento. La tassazione per trasparenza non dovrebbe trovare applicazione, in ogni caso, qualora il fondo sia partecipato per oltre il 50% da investitori istituzionali, ovvero nella misura in cui il fondo sia orientato all’investimento in beni immobili a prevalente utilizzo sociale, oppure istituito per la valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare pubblico.

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