Regioni

Autonomia differenziata, materie «Lep» fuori dal trasferimento immediato di funzioni alle Regioni

Il ministro Boccia: la pandemia ci ha insegnato che su sanità, istruzione e scuola ci sono ancora troppe diseguaglianze

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di Mauro Salerno

Le materie su cui bisogna assicurare il rispetto di Livelli essenziali di prestazione (Lep), cioè sanità, scuola, istruzione e assistenza devono restare fuori dal trasferimento immediato di funzioni amministrative alle Regioni, nell'ambito della definizione della nuova autonomia differenziata cui sta lavorando il Governo. Lo ha detto il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, alla Camera, nel corso dell'audizione di fronte alla Commissione parlamentare per le Questioni regionali. "L'emergenza sanitaria - ha detto Boccia - ci ha insegnato che su queste materie, in particolare sanità, trasporti e scuola dobbiamo definire i livelli minimi e mettere fine alle diseguaglianze, non solo tra Nord e Sud, ma anche tra territori diversi delle stesse regioni". Per questo prima di trasferire l'autonomia "vanno definiti i Livelli essenziali di prestazioni da garantire".

Il trasferimento immediato, per il ministro, può invece essere immaginato per le funzioni amministrative che esulano dai "Lep" e non richiedono trasferimenti di risorse.

Boccia ha sottolineato che lo scenario di definizione del regionalismo differenziato è stato radicalmente mutato dall'emergenza sanitaria, ma anche che se "il percorso è stato rallentato, non si è fermato". Il disegno di legge quadro sull'autonomia differenziata su cui sta lavorando il Governo, ha annunciato il ministro, è "snello: composto da due articoli". In cui, tra l'altro, "si conferma che Comuni, province e città metropolitane" devono essere coinvolte nel processo di devoluzione. "Voglio dirlo chiaramente - ha spiegato il ministro - senza Comuni e Province non c'è autonomia differenziata. Perché così facendo si replicherebbe l'errore di accentrare le funzioni che ora solo dello Stato alle Regioni". Il Ddl, ha spiegato Boccia, "sarà oggetto di una valutazione collegiale in Consiglio di ministri".

I primo obiettivo per il ministro rimane quello di definire in fretta i Livelli essenziali di prestazione che vanno garantiti nelle gestione delle funzioni nelle diverse aree del paese. Lo standard minimo è necessario anche per sfruttare al meglio le risorse che arriveranno con il Recovery fund. "Dopo 20 anni - ha commentato Boccia - non è più accettabile che i "Lep" non siano stati definiti. Va fatto entro la legislatura".

Inoltre, il percorso di definizione del regionalismo differenziato deve includere anche un fondo per la riduzione del gap infrastrutturale tra i territori. "Abbiamo previsto un fondo da tre miliardi per gli anni compresi tra il 2021 e il 2030 - ha concluso il ministro - da ripartire tra le Regioni". Il fondo dovrà essere finanziato attraverso le risorse del Recovery fund e dovrà essere "normato con la Manovra di bilancio".

Eccesso di contenzoso, ridurre impugnativa leggi
Un passaggio importante è stato dedicato allo stato dei rapporti tra Governo e Regioni. Per il ministro c'è un eccesso di contenzioso sulle leggi regionali che l'emergenza sanitaria ha contribuito ad acuire a causa dell'aumento della produzione legislativa sia a livello centrale che, a cascata, locale. "Il Governo - ha spiegato - deve impegnarsi a impugnare meno, perché su alcune materie come concorrenza (54%), ambiente (34%) e pubblico impiego (34%) in una buona percentuale dei casi i ricorsi di fronte alla Corte costituzionale risultano infondati o inammissibili. Questo significa che spesso si impugna tanto per impugnare e bisogna darsi un time out". Alle Regioni il ministro chiede però di "rispettare gli impegni sulla modifica delle norme concordate. "Dal 2015 a oggi - ha detto Boccia - risultano 280 impegni non ottemperati da parte delle Regioni. Questo vuol dire venire meno al principio di leale collaborazione".

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