Amministratori

Balneari, sui canoni le rivalutazioni dell’Istat

Nel computo degli importi unitari anche gli adeguamenti

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di Carmine Fotina e Flavia Landolfi

«Con il decreto in corso di adozione i canoni sono stati aggiornati prevedendo, come da prospetto allegato allo stesso, un incremento lineare del 10% a tutti gli importi previsti dall’articolo 3 del decreto-legge n. 400 del 1993 e successive modificazioni e dal decreto del Ministro dei trasporti e della navigazione 5 agosto 1998, n. 342». Lo chiarisce il ministero delle Infrastrutture in merito all’ultima bozza del decreto interministeriale Mit-Mef sugli indennizzi per le concessioni balneari in cui è stato inserito un meccanismo di rivalutazione degli importi. Il testo che è stato bollinato dalla Ragioneria e ora all’esame del Consiglio di Stato, stabilisce innanzitutto i criteri per gli indennizzi e l’equa remunerazione dei beni materiali inamovibili intervenendo però anche sugli importi unitari dei canoni per le attività con finalità turistico-ricreative di aree, pertinenze demaniali marittime e specchi acquei. Ai nuovi importi - sottolinea il ministero guidato da Salvini - sono comunque da applicarsi tutte le successive rivalutazioni Istat a decorrere dall’anno 1999, «come previsto dall’articolo 8, comma 2, della bozza di decreto in adozione, e come già previsto, da sempre, dalla normativa generale sui canoni».

Il provvedimento è centrale per la partita sulle gare e il rinnovo delle concessioni: già a marzo la Commissione europea aveva storto il naso sui ristori e aveva sottolineato la necessità di circoscriverli al massimo eliminando tutte le attività assimilabili al rischio di impresa. Il nuovo testo aggiusta il tiro sui beni indennizzabili identificati in investimenti su beni non amovibili realizzati per l’esercizio della concessione demaniale; investimenti per la realizzazione o l’acquisto di opere di difficile rimozione inerenti a beni non amovibili strumentali alla concessione; investimenti per l’acquisto di beni amovibili necessari per la fornitura del servizio.

E i beni immateriali, come software, brevetti, marchi e spese di avviamento, che nella vecchia bozza venivano tenuti insieme a quelli materiali sotto la voce indennizzi, ora entrano in gioco per la determinazione di un’equa remunerazione, purché «effettuati nei cinque anni antecedenti la data di avvio della procedura di affidamento» e che siano «funzionali all’acquisto di servizi strumentali all’accrescimento del valore commerciale dell’area affidata in concessione».

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