Fisco e contabilità

Bilanci e tributi locali, rinvio al 31 maggio in cortocircuito con la Tari

Tariffa rifiuti: termine al 30 aprile. Rilancio sull’accollo mutui

di Gianni Trovati

Arriva anche il decollo della bolletta energetica ad agitare la programmazione degli enti locali. Che nella legge di conversione del Milleproroghe trovano un nuovo rinvio al 31 maggio del termine per chiudere bilanci preventivi e delibere tributarie, dopo lo slittamento al 31 marzo deciso a fine 2021 per dar tempo ai sindaci di fare i conti con i nuovi scaglioni Irpef. Ma nel traffico delle date arriva anche il rinvio strutturale al 30 aprile per le delibere Tari, che non è coordinato con il rinvio dei bilanci, viaggia in deroga solo alle regole sulla tariffa rifiuti (comma 683 della legge 147/2013) e quindi rischia di creare un nuovo intreccio di scadenze complicato da sciogliere. Una lettura complessiva sembra far prevalere per quest’anno il rinvio generale al 31 maggio: ma per evitare i classici conflitti interpretativi serviranno istruzioni ministeriali. Nel frattempo un blocco informatico fa slittare al 28 febbraio il termine scaduto ieri per le richieste di contributi sugli investimenti in piccole opere (450 milioni).

Per i bilanci, la ragione del nuovo slittamento è individuata nel caro bollette, che secondo le prime stime dei sindaci farebbe crescere di 550 milioni il conto intorno agli 1,8 miliardi pagato ogni anno dai Comuni per luce e gas, e che in realtà potrebbe gonfiarsi ancora di più. Sul punto è in corso da settimane un confronto fra gli enti locali e il Mef sui nuovi aiuti da inserire nel decreto energia atteso al prossimo consiglio dei ministri. Il terreno è reso impervio dalla complicatissima ricerca delle coperture in un elenco di richieste che cresce ogni giorno. Le ipotesi puntano a una somma da 2-300 milioni per finanziare una nuova edizione del «fondone Covid», senza mettere sullo stanziamento l'etichetta energetica per provare a evitare confronti diretti fra rincari e aiuti.

Nel pacchetto degli emendamenti al Milleproroghe più importanti per i Comuni, firmati da Roberto Pella (Fi) e Massimo Bitonci (Lega) entra poi un correttivo per far partire davvero l’accollo statale dei mutui degli enti locali previsto dal collegato fiscale del 2019 (le rate resterebbero a carico degli enti, ma sarebbero alleggerite dalla titolarità statale dei mutui). In pratica, l’esonero dalla verifica preventiva si estende a tutti gli enti (salta il limite dei 5mila abitanti), e viene creato un fondo da finanziare con i risparmi in termini di spesa per interessi sul debito statale, da ripartire fra gli enti che hanno partecipato alla ristrutturazione. Per tutti, poi, l’utilizzo dei risparmi dalle rinegoziazioni dei mutui (ieri è partita la nuova tornata con Cdp) resterà libero da vincoli fino al 2024. Viene infine stabilizzato il fondo da 25 milioni per puntellare i conti dei Comuni che perdono quote del fondo di solidarietà per effetto dei meccanismi perequativi.

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