Urbanistica

Bonus edilizi, cresce l'opposizione alla stretta sulla cessione dei crediti d'imposta

Professionisti contro il provvedimento che impatta su superbonus, ecobonus, bonus ristrutturazioni, sismabonus e bonus facciate

di Saverio Fossati

Lo tsunami sul superbonus e sugli altri bonus edilizi è ormai in vista. Con un solo articolo (attualmente il 26 nella bozza - ancora tutta da confermare- del decreto legge Sostegni ter varato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri) di fatto verrà bloccata l'ulteriore cessione dei crediti d'imposta dopo il primo passaggio. In soldoni, la cessione sarà possibile una volta sola, dopo di che il cessionario dovrà usare il credito direttamente, senza possibilità di girarlo ulteriormente. E ben poche imprese sono in grado di farlo; il mercato potrebbe spostarsi quindi verso le grandi utilities che si affretteranno a trasformare le imprese medio-piccole in un esercito di terzisti. Intanto, a quanto risulta al Sole 24 Ore, alcune banche stanno già bloccando le operazioni di cessione in corso. Le ragioni sono evidenti: diventava sempre più difficile verificare la bontà della «banconota fiscale» che girava, e il sospetto che ormai grava sulle operazioni di superbonus (da cui è derivata la prima stretta del Dl 157/2021 che impone asseverazioni e visti di conformità per tutti gli interventi di bonus edilizi) ha certamente pesato sulla nascita della nuova norma.

Del resto la Guardia di Finanza ha scoperto pochi giorni fa a Napoli una frode da 110 milioni di euro. Il provvedimento (si veda Il Sole 24 Ore del 22 gennaio scorso) interessa superbonus, ecobonus, bonus ristrutturazioni, sismabonus e bonus facciate. Si torna così agli albori della cessione del credito, quando i primi provvedimenti proibivano ulteriori cessioni per poi venire continuamente ritoccati allargando le maglie. Nella bozza entrata in Cdm il 21 gennaio si legge che i crediti che alla data del 7 febbraio 2022 sono stati già oggetto di cessione o dello sconto in fattura, possono «costituire oggetto esclusivamente di una ulteriore cessione ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari», nei termini previsti. In caso di violazione delle nuove regole i contratti di cessione saranno dichiarati nulli. Per i crediti che andranno a formarsi dopo l'entrata in vigore del provvedimento, sarà comunque possibile una sola cessione in assoluto. Allo stesso modo, i fornitori che decidono di praticare lo sconto in fattura potranno cederlo ad altri soggetti ma a questi ultimi sarà impedito di cederlo ulteriormente.

La Rete Professioni Tecniche ha espresso «forte preoccupazione» sulle misure contenute nel testo. «Non è la prima volta - afferma Rpt- che i professionisti tecnici assistono a questi tentativi di limitare o scoraggiare l'utilizzo di strumenti di assoluta efficacia come si sono rivelati il Superbonus 110% e gli altri bonus fiscali. Queste modifiche continue generano incertezza e confusione tra gli operatori del settore e tra i cittadini beneficiari che rischiano di ridurre fortemente l'efficacia dei provvedimenti. Quelle relative alla limitazione della cessione del credito rappresentano un ulteriore ostacolo». Rpt non giustifica la norma neppure per le esigenze di lotta a frodi e speculazioni: «Riteniamo che gli strumenti informatici e l'utilizzo delle banche dati e delle informazioni a disposizione, in tempo reale, dell'agenzia delle Entrate siano perfettamente in grado di poter verificare tempestivamente tutti i possibili passaggi successivi delle cessioni, anche tra società controllate, evitando così che si commettano abusi».La protesta di Rpt segue quella di Ance e del M5S, di fatto il "padre" del superbonus, che in questa partita si gioca la propria credibilità politica in un momento in cui le elezioni potrebbero avvicinarsi pericolosamente.

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