Urbanistica

Case istantanee in 3D: meraviglie di tecnologia ma l'Italia non ha regole

In Olanda la prima soluzione abitabile, realizzata in sole 120 ore Risparmio del 20% sui costi

di Laura Cavestri

A Eindhoven, in Olanda, sono state consegnate – per la prima volta – le chiavi di casa a una coppia che ha deciso di trasferirsi in una dimora a forma di masso completamente stampata in 3D. Una casa pronta in 120 ore che si apre con una chiave digitale, un'app su smartphone. Costo: 800 euro mensili di affitto per 94 metri quadri e due camere da letto. Project Milestone è un progetto di innovazione congiunta tra l'impresa Saint-Gobain Weber Beamix e Eindhoven University of Technology. Soprattutto questa casa 3D è la prima ad essere effettivamente abitabile in Europa. Un comparto di nicchia, quello della casa 3D, sinora "palestra" di innovazione e prototipi per archistar e designer, che inizia a premere per diventare un mercato. Ma, al di là delle soluzioni tecnologiche – che ci sono –in Italia oggi non si può vivere in una casa 3D, perchè manca una normativa ad hoc. Sulla sicurezza, sulla conformità dei materiali. E per questo tipo di applicazione non esistono riferimenti normativi e di calcolo specifici.

Il cemento c'è ed è italiano
Il primo esempio di casa 3D ecosostenibile in Italia è stato invece ultimato nelle scorse settimana a Massa Lombarda (Ravenna). Il progetto si chiama Tecla (si veda Il Sole 24Ore dell'8 febbraio) , acronomo di Technology and Clay, realizzato dall'azienda Wasp su un progetto di Mario Cucinella Architects. Ma a settembre, in Germania, era già stata stampata la prima casa in 3D grazie al cemento frutto della ricerca italiana di Italcementi: 2 piani di casa indipendente a Beckum, nel Nordreno-Vestfalia, di 80 mq per piano e composta da pareti a tre strati riempite di mescola isolante.«Grazie alle nostre conoscenze, abbiamo adattato il calcestruzzo, il tradizionale materiale da costruzione, alle possibilità offerte dalla digitalizzazione – ha spiegato Enrico Borgarello, direttore Innovazione di prodotto di Italcementi –. Oggi abbiamo già due prodotti per l'edilizia 3D sul mercato. Ma la ricerca non si ferma. I vantaggi sono evidenti: si usa meno materiale, si minimizza lo spreco, si costruisce in una settimana e, rispetto a una costruzione tradizionale, arriviamo oggi a un risparmio del 20% dei costi». In Germania l'obiettivo è arrivare a un 2% di unità monofamiliari in 3D entro il 2025. A Monaco di Baviera si sta ragionando su un condominio. «Ma in Germania – prosegue Borgarello – il governo del Nordreno-Vestfalia e l'Università di Monaco hanno prodotto una best practice di 500 pagine sulla validità del prodotto, gli standard di sicurezza, le caratteristiche dei materiali. Cosa analoga sta accadendo in California. In Italia, nulla».

La costruzione «ibrida»
«Non solo in Italia manca una normativa – ha spiegato Ingrid Paoletti, docente di Tecnologia dell'architettura al Politecnico di Milano – ma sarebbe auspicabile una prescrizione tecnica a livello Ue. Del resto la stampa 3D è anche un processo altamente personalizzabile e quindi anche più difficile da ricomprendere in uno standard. Una soluzione, in questa fase, può essere quella di ricorrere a costruzioni "miste", cioè costruire utilizzando pilastri, solai a norma, e sviluppare in 3D le murature o una parte della componentistica. Ci sono Paesi come gli Emirati Arabi – conclude Paoletti – che obbligano, negli appalti, a una quota di componenti stampati in 3D».

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