Imprese

Cdp: piano 2023 da 3 miliardi di euro nelle infrastrutture

Il responsabile della divisione Infrastrutture Carlo Lamari: Siamo addizionali rispetto al mercato e creiamo un effetto leva

di Celestina Dominelli

Il cambio di passo, lo scorso giugno, con la nomina di un nuovo responsabile alla guida della divisione. E, soprattutto, con la scelta, sulla scia della direzione indicata dal piano strategico 2022-2024, presentato dai vertici di Cdp a novembre 2021, di attribuire maggiore enfasi alle infrastrutture, soprattutto in un'ottica di trasformazione green, e di scorporarle dalla pubblica amministrazione creando una struttura ad hoc. Che non solo aumentasse il numero delle operazioni ma che intervenisse nei dossier anche prima, già in fase di progettazione, supportando le controparti durante questo step, con il trasferimento di conoscenza e know how, e non solo nel reperimento di risorse finanziarie. Così, con l'arrivo al timone di Carlo Lamari, un solido trascorso nel settore prima in Credit Agricole Cib e, poi, in Bei (la Banca Europea per gli investimenti), la nuova divisione Infrastrutture di Cdp ha cominciato a macinare numeri riuscendo, già nel 2022, a doppiare le operazioni concluse (24 contro le 13 dell'anno prima) e a superare, in termini di risorse mobilitate, di quasi il 70% quello che era il target dell'anno con un effetto leva di 5,9x (per ogni euro investito, Cassa ha cioè contribuito a mobilitare investimenti per 5,9 volte). E, per il 2023, il piano della divisione prevede uno sforzo da 3 miliardi di euro.

«Si tratta di numeri che danno la dimensione di quanto siamo addizionali rispetto al mercato - spiega Lamari al Sole 24 Ore - e che confermano la bontà della nostra strategia, in linea con le regole di ingaggio di Cassa. Ci muoviamo, quindi, in modo complementare rispetto al sistema bancario. E questo significa intervenire insieme ad altri istituti ma secondo logiche di mercato con due obiettivi ultimi: essere addizionali e produrre un effetto leva con il nostro intervento». Ma quali sono i settori su cui si è concentrata l'azione di Cassa? La definizione di infrastrutture per Cdp, osserva Lamari, «è amplissima e spazia dalle infrastrutture di trasporto (autostrade, ma anche alta velocità ferroviaria, trasporto pubblico locale in ottica verde e trasporto aereo, con una particolare attenzione agli scali aeroportuali), dall'edilizia sociale, passando per scuole e ospedali, alle reti di telecomunicazioni e di trasporto dei dati». E poi c'è il capitolo energia dove il faro di Cdp è puntato, prosegue il responsabile della divisione Infrastrutture, «sia sulle rinnovabili ma anche sulle fonti più convenzionali come il gas».Tra le attività che diverranno ancora più rilevanti quest'anno, correlate al Pnrr, figurano poi le garanzie che consentono di accelerare in via indiretta gli investimenti e che rappresentano un alleato cruciale in un mercato, come quello italiano, molto concentrato dal punto di vista degli operatori e con analoghi risvolti anche per le banche. «Su questo terreno - chiarisce Lamari - tutti sono chiamati a fare la loro parte e anche Cdp farà la propria. Ed è chiaro che, maggiori saranno le opere che andranno in gara sul Pnrr, più alto sarà il fabbisogno di coperture».

E qui i riflettori sono puntati innanzitutto sulle ferrovie e Rfi, la principale stazione appaltante del Recovery, al centro, come si ricorderà, nei giorni scorsi, di un accordo con la stessa Cassa e la Bei, nell'ambito del quale la Cdp ha messo in pista uno strumento che va proprio in questa direzione con 300 milioni di copertura controgarantiti dalla Bei nell'ambito di InvestEu, il programma dell'Unione Europea che mira ad attivare investimenti per 372 miliardi entro il 2027, di cui la banca con sede in Lussemburgo è il principale partner attuativo.«La Bei ha sfruttato la leva di InvestEu, ma anche Cdp ha un mandato diretto per questo programma e dunque in futuro potremo intervenire con lo schema che individueremo come più idoneo rispetto alle finalità della controparte. A febbraio abbiamo sottoscritto un accordo con la Commissione Europea che ci dà una dotazione di garanzia di 200 milioni dedicata alle infrastrutture sociali e sostenibili: in sostanza, noi possiamo generare progetti sotto questo cappello fino a 400 milioni grazie a una garanzia di circa il 50% che Bruxelles ci concede su eventuali perdite».Insomma, un'arma in più per intervenire a supporto del settore. E, in particolare, in quei segmenti delle infrastrutture che presentano maggiori rischi. Tra questi c'è l'idrico? La risposta di Lamari è la seguente. «L'idrico non è tanto un tema di rischio, ma di frammentazione molto accentuata al Sud dove ci sono pochi operatori industriali con condizioni finanziarie scarsamente robuste. È sicuramente un settore prioritario per noi ed è chiaro che Cdp è pronta ad assicurare supporto. E, se guardiamo all'operatività del 2023, l'idrico sarà sicuramente tra le nostre linee di intervento principali».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©