Il CommentoPersonale

Certificazioni Covid, negli errori la prova della crisi degli uffici di ragioneria

di Corrado Mancini

La natura degli errori riscontrati nelle certificazioni Covid 2020 inviate dai Comuni entro il 31 maggio ed evidenziati nella nota metodologia allegata allo schema di decreto per il riparto del Fondo per le Funzioni Fondamentali per l'anno 2021, riguardanti sia informazioni incomplete (mancata valorizzazione di impegni e/o accertamenti 2020, mancata valorizzazione delle minori spese, incluso il Fcde), sia dati errati (valorizzazione delle politiche autonome per importi non coerenti con le variazioni di aliquote e/o tariffe, inserimento di importi negativi non condivisi con gli uffici competenti del Ministero dell'economia e delle finanze) pone in evidenza lo stato di difficoltà nel quale riversano gli uffici finanziari degli enti, con particolare riguardo a quelli di minori dimensioni.

In questo senso, la rilevazione offre un importante spunto di riflessione circa l'organizzazione dei servizi finanziari negli enti locali. Infatti si rileva un sistema contabile molto complesso con tante fonti normative con la conseguenza che, proprio perché complesso, risulta di difficile gestione specie negli enti di minori dimensioni, laddove dove, spesso, non sussiste la specializzazione che la complessità degli adempimenti impone con la possibilità di un aumento del rischio di errori, ampiamente dimostrato anche dalle certificazioni presentate.

Infatti nei piccoli Comuni, che sono numerosi in Italia, il ragioniere si occupa anche di tributi, di personale e spesso anche di altri servizi amministrativi, con la conseguenza dell'impossibilità di dotarsi di quella specializzazione necessaria alla corretta esecuzione di adempimenti contabili complessi.

La riforma contabile, introdotta dal Dlgs 118/2011 ha costituito un'innovazione molto forte per i suoi principi innovati ma anche per la mole di regole introdotte e, come ha notato la Corte dei Conti, «sembra che il processo di armonizzazione abbia fatto registrare un forte attrito nell'operare lo "scorrimento" tra due sistemi di contabilità marcatamente diversi». Se ad una riforma non ancora ben assimilata sommiamo l'accelerazione impressa dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza al processo che prevede l'implementazione di un sistema di contabilità, basato sul principio accrual, unico per il settore pubblico, in linea con il percorso delineato a livello internazionale ed europeo per la definizione di principi e standard contabili nelle pubbliche amministrazioni (Ipsas/Epsas), la frittata è fatta.

La soluzione, oltre all'eliminazione di adempimenti inutili ed alla semplificazione di alcuni procedimenti, che comunque in un sistema complesso non può essere attuata più di tanto, potrebbe essere ricercata, in particolar modo dai comuni di dimensioni più ridotte, nel programmare sistemi di gestione condivisa fra più enti del servizio finanziario e contabile. L'esercizio associato di questi servizi può offrire una opportunità molto interessante in termini di gestione specialistica dei vari processi del servizio; infatti ci si può dotare di personale che si specializza nella gestione di un determinato processo che gestisce per "n" Comuni.

Da evidenziare come la nascita o lo sviluppo di una forma di gestione associata di servizi e funzioni comunali, a differenza di quanto accade con la fusione di comuni, non compromette la titolarità degli stessi che rimane in capo al comune delegante, né tantomeno mette in discussione l'esistenza dell'ente stesso.

Il modello organizzativo può essere scelto fra le due forme principali di gestione associata, ovvero convenzione o unione di comuni, e si potrà decidere quale articolazione dare agli uffici, ufficio unico oppure uffici a rete.

In alternativa può essere, anche, di grande interesse il ruolo che possono ricoprire le società «in house pluripartecipate» alle quali affidare direttamente parte della gestione finanziaria e contabile. Alle stesse potrebbe essere assegnata l'esecuzione di molti processi contabili che svolgerebbero in maniera altamente specialistica per i diversi enti soci, assicurando il livello di specializzazione necessario, affiancando e sollevando gli uffici finanziari dei singoli comuni, che resterebbero comunque titolari del servizio ma con un notevole alleggerimento della pressione che l'incalzare degli adempimenti finanziari genera.

Insomma la questione non è da sottovalutare perché una corretta gestione del servizio finanziario-contabile è indispensabile a garantire la salvaguardia dell'equilibrio di bilancio ma anche a consentire un corretto ed efficace controllo sull'utilizzo delle risorse dell'ente.