Commissari, quel piano che guarda al Sud e dimentica le città
Nessuna infrastruttura urbana (metrò, nodi ferroviari, riqualificazioni) nella prima lista di opere da commissariare
Colpisce che nella prima tranche di opere da commissariare in base all’articolo 9 del Dl semplificazioni non ci siano infrastrutture urbane: né metrò, né nodi ferroviari, né, tanto meno, interventi importanti di riqualificazione urbana o di edilizia residenziale. Può darsi che la scelta nasca dall’imbarazzo di nominare commissari di governo nelle terre dei sindaci. I quali si erano candidati per avere poteri commissariali, ma sono stati ignorati. Anche le figure commissariali che sceglierà il governo saranno prevalentemente (o esclusivamente) di natura tecnica.
L’assenza però colpisce. Anche perché questo elenco ha una valenza strategica: dovrebbe mettere in moto la macchina dei lavori pubblici, insieme alle deroghe agli appalti, in attesa del Recovery Plan. E conferma quello che era già chiaro dalla lista delle opere infrastrutturali presentate per lo stesso Recovery Plan: che la priorità principale del governo oggi è il Sud, in particolare collegarlo alla rete dell’alta velocità.
Non mancherà una discussione, a carte scoperte, sulle vere priorità infrastrutturali del Paese. E non c’è dubbio che il programma «Italia veloce» di completare l’Alta velocità di rete nel Paese ha fondamento in termini di sviluppo. Bisogna chiedersi, però, se opere come la Roma-Pescara e la Ferrandina-Matera - le famose “trasversali” che Mario Schimberni liquidò con un certo sprezzo ai tempi in cui fu amministratore straordinario delle Fs dicendo che «mi costerebbe meno pagare il taxi a tutti i passeggeri di quei treni» - abbiano più valore dell’anello ferroviario di Roma o delle linee di metropolitana di Milano o Torino, reti dove transitano milioni di passeggeri al giorno.
Questo governo non ha una politica per le città, come dimostra il brutto epilogo del Dl semplificazioni sulla rigenerazione urbana. E ormai nelle città passa gran parte del Pil mondiale. Rovesciando il tema, si potrebbe dire buona parte della debolezza della crescita italiana nasce da città (fa eccezione solo Milano) poco proiettate verso un disegno di sviluppo.