Il CommentoPersonale

Competenze, formazione e rotazione: tre sfide per il «patto di Palazzo Chigi»

di Gaetano Scognamiglio

Il patto per l'innovazione e il lavoro pubblico è un riferimento per la gli interventi che il Governo intende riservare alla Pubblica amministrazione nei prossimi anni. Molto è rinviato alla contrattazione nazionale e decentrata ma alcune cose potrebbero essere «messe a terra» in tempi ragionevoli.

Il problema a monte è la più volte citata semplificazione dei processi, senza la quale - per quanto oliati siano gli ingranaggi (e non lo sono) della Pubblica amministrazione - finché si continuerà a gettarvi sabbia con una iper-regolamentazione (anch'essa citata come vulnus nel patto) per lo più instabile e fonte di responsabilità crescenti, nulla si risolverà.

Su questo punto è evidente che quanto fatto finora con le migliori intenzioni dai vari uffici semplificazioni non ha funzionato. Forse bisognerebbe partire dagli uffici legislativi, perché sembra assurdo da un lato produrre leggi complesse e dall'altro attrezzare uffici che le semplifichino.

Fondamentale è la dichiarata volontà di procedere a nuove assunzioni , con una semplificazione delle procedure che trova nel decreto Covid una prima attuazione. In proposito risulta che il Dipartimento della Funzione pubblica sia in contatto con l'Istituto Europeo della Pubblica amministrazione di Maastricht per valutare se attingere a esperienze di altri Paesi. Dovrà inoltre essere elaborato «un piano delle competenze su cui costruire la programmazione dei fabbisogni e le assunzioni del personale, sulla base di una puntuale ricognizione, tenuto conto della revisione dei profili professionali». Nell'attesa che nuove possibili modalità concorsuali siano definite e che il piano delle competenze sia elaborato, si potrebbe comunque intervenire imponendo tempi certi alle commissioni di concorso, semplificandone composizione e funzionamento.

La valorizzazione della formazione continua rappresenta una novità importante soprattutto per la centralità che le si attribuisce «quale diritto soggettivo del dipendente pubblico e rango di investimento organizzativo», come da sempre affermato da Promo PA. Il principio è di immediata applicazione e in questa direzione le amministrazioni potranno muoversi subito destinando risorse adeguate nei loro bilanci.

Sul piano organizzativo va evidenziato un rinnovato approccio nelle relazioni sindacali, alle quali sembra essere destinato un ruolo di maggior peso nella contrattazione decentrata, con l'obiettivo di «avere un'organizzazione duttile, capace di adattarsi alle esigenze dei cittadini e delle imprese con rapidità». Si prevede perciò di adeguare «i sistemi di partecipazione sindacale, favorendo processi di dialogo costante fra le parti, valorizzando strumenti innovativi di partecipazione organizzativa». Quest'ultimi potranno avere o non avere profili di cogestione, ma sicuramente influiranno su strumenti centrali come la valutazione "oggettiva" della performance, specie in periodo di lavoro agile.

Sulla performance tanto è stato detto, scritto e disciplinato, ma a oggi, come sembra evidente dai risultati del 10° rapporto su «La PA vista da chi la dirige» di Promo PA, la maggioranza dei dirigenti ne certifica il fallimento. Basterebbe forse cominciare a incidere su un elemento fondamentale, quello cioè del tempo in cui vengono attribuiti gli obiettivi sui quali misurare la performance, che nella stragrande maggioranza dei casi si collocano nella seconda metà dell'anno.

Molto dice il patto sulla valorizzazione delle professionalità, anche quelle non dirigenziali, prevedendo la possibilità che vengano finalmente riconosciute le competenze acquisite sul campo, presupposto per attivare percorsi di carriera che per molti costituirebbero un doveroso riconoscimento.

E a proposito di specializzazioni professionali, infine, sarebbe opportuno una riflessione sulla rotazione degli incarichi ai dipendenti pubblici, che in alcuni casi rappresenta un vero e proprio vulnus per qualsiasi organizzazione, che spesso si trova sprovvista di elementi preziosi in settori dove le competenze specialistiche si acquisiscono con gli anni.