Il CommentoFisco e contabilità

Contabilità, così il Pnrr mette in fuorigioco i bilanci preventivi e la programmazione ordinaria

Regole, tempi e impieghi che Enti locali e Regioni devono osservare

di Ettore Jorio

Il Pnrr è cosa seria, e in quanto tale non tollera leggerezze. Deve essere analizzato in tutte le sue sfaccettature e protetto dai problemi che potrebbero emergere in corso di esecuzione. E va utilizzato per il meglio con un'osservanza rigorosa di scadenze e relativi impegni istituzionali.

Facoltà e obblighi degli enti beneficiari
Il Pnrr rintraccia le sue radici nella solita veste di bancomat dell'Ue, distributrice dei contributi destinati agli Stati. Una parte è a fondo perduto, e un'altra a finanziamento agevolato, da ammortizzare con ratei distribuiti per un numero elevato di anni a partire dal 2028. La condizione erogativa dei fondi Ue non è delle solite, da rendicontare ex post, ma da percepire in progress, a seconda dello stato di realizzazione delle opere programmate, condivise e finanziate. In quanto tali esigibili per stati di avanzamento.

Le procedure in atto e gli oneri
Enti locali e Regioni, queste ultime quanto a interventi sociosanitari, devono osservare le regole, i tempi e gli impieghi relativi alla programmazione governativa, senza distrazioni di sorta. Per le istituzioni regionali, impegnate a rigenerare per lo più la sanità territoriale, il tema più rilevante è la scansione dei tempi. Per molti versi preoccupante. Soprattutto per quel che riguarda l'attuazione effettiva delle opere programmate e l'attivazione dei nuovi servizi ad esse collegati. Ciò nella logica severa che i fondi Pnrr servono per edificare le strutture e attrezzarle delle tecnologie necessarie. Ed è qui la preoccupazione vera. Toccherà, infatti, alle disponibilità di bilancio di esercizio ordinario degli enti beneficiati riempire le nuove strutture delle tecnologie occorrenti e delle professionalità necessarie, senza le quali il tutto concretizzerebbe le solite cattedrali nel deserto. Ai mattoni e alle attrezzature del Pnrr devono seguire le persone, impegnate ad assicurare ai cittadini le prestazioni essenziali.

Il sintomo di un corto circuito
Si sente tanto dire in questi giorni, così come se ci fosse in giro una lotteria da vincere, che molte istituzioni si stiano impegnando in favore di ipotesi realizzative anticipate rispetto ai termini assegnati dal Pnrr, fissati per il 2026. Un errore marchiano che ha solo uno scopo autocelebrativo, dimostrativo di una stolta visione del cambiamento. Non è così che si costruisce il meglio. Ove mai sarebbe stato utile da tempo pensare a dove insediare le opere fondamentali, limitando al massimo gli interventi meramente manutentivi. Oggi è importante decidere cosa e come fare, con gli eserciti attuali, per rendere servizi e prestazioni accettabili sino al 2026. Ciò allo scopo di ovviare nel frattempo alle attuali povertà erogative, accentuate nel Mezzogiorno. Un problema nel problema è rappresentato dal fatto che ove si ricorra, piuttosto che all'edificazione ex novo, alla risistemazione di realtà già esistenti, spesso nate per tutt'altro uso, si materializzerebbero strutture appena accettabili e si farebbe un utilizzo distorto delle risorse Pnrr. Il tutto con il rischio di rendicontazione carente e conseguente perdita dei fondi previsti.

Il bilancio di previsione dove lo metto?
Il problema trascurato ai massimi livelli è rappresentato dal limite che le risorse Pnrr non possono essere destinate a coprire i costi di funzionamento delle strutture e dalla scarsa attenzione per le eventuali compartecipazioni agli investimenti in conto capitale.
Tutto questo imporrà, specie per i più "tempestivi", la variazione dei bilanci triennali approvati, impegnandovi le somme necessarie a fare buona amministrazione. Un obbligo ineludibile quello di prevedere e rintracciare, nelle loro pieghe, le risorse per rendere operativamente attivo ciò che rimarrebbe altrimenti solo un manufatto, ancorché attrezzato di tutto punto della tecnologia più evoluta. Vanno di conseguenza ripensati anche i piani triennali del fabbisogno del personale e occorre accelerare sui piani triennali degli investimenti. A proposito di questi ultimi, quando realizzati con il Pnrr, le risorse dovranno essere appostate nel bilancio. Più esattamente, nel patrimonio dell'ente destinatario, con una chiara rappresentazione finanziaria, sia nella parte che ne tracci la intervenuta disponibilità, a stati di avanzamento sia in quella della spese di investimento.
Un rompicapo, insomma, per il quale in pochissimi si sono attrezzati.