Urbanistica

Crediti deteriorati, Ance: nel Dl fiscale le norme sugli Npl in attesa in Parlamento

di Giuseppe Latour

Accelerare al massimo il percorso delle norme sulla gestione dei crediti deteriorati. Inserendole, se possibile, già nella legge di conversione del decreto fiscale. È questo il senso dell'audizione nella quale i rappresentanti dell'Ance ieri in commissione Finanze alla Camera hanno analizzato le proposte di legge allo studio di Montecitorio sull'estinzione dei Non performing loans. La priorità per i costruttori è intervenire in maniera graduale, evitando l'immissione improvvisa sul mercato di un grande numero di immobili a prezzo di saldo. Per gestire gli Npl, però, bisogna scongiurare il naufragio delle proposte di legge in materia.

Per l'Ance, come ha spiegato il vicepresidente con delega al Centro studi, Rudy Girardi ogni intervento sui crediti deteriorati deve tenere conto della difficile situazione del mercato. Spiegano dall'associazione: «La crisi economico-finanziaria ha creato, all'interno del mercato del credito alle costruzioni, un importante fallimento del mercato, con una forte avversione al rischio da parte delle banche, che si è riflessa in una percezione dei rischi spesse volte distorta e amplificata». Alla luce di questa situazione così delicata, allora, «il recupero dei crediti deteriorati detenuti dalle banche italiane, se non effettuato con lungimiranza e criterio, può risultare deleterio per l'economia italiana, per le imprese e anche per le banche».

Il timore, cioè, è che imprese con patrimonio netto positivo arrivino al fallimento a causa dell'incertezza della banca su come affrontare il problema e la ristrutturazione del credito. Imprese sane dal punto di vista economico potrebbero andare in crisi a causa di un problema di liquidità non risolto in tempo utile. «È da accogliere favorevolmente, quindi, la nuova impostazione dell'Europa e di Banca d'Italia finalizzata a concedere un maggior lasso di tempo per la valorizzazione dei Npl». Cambiamenti, rispetto a questa linea, per l'Ance, «potrebbero provocare solo rischi aggiuntivi».

Se le banche fossero costrette ad accantonamenti patrimoniali supplementari a fronte dei crediti problematici, ci sarebbe un incentivo implicito a cedere i propri crediti problematici in tempi ristretti. In queste condizioni, i prezzi degli asset diminuirebbero ulteriormente rispetto al loro reale valore, innescando un nuovo vortice di crisi. In altre parole, c'è il pericolo che vengano immessi sul mercato degli immobili a prezzi molto bassi, con un conseguente effetto depressivo sul mercato, «con gravi ricadute sul tessuto imprenditoriale e, indirettamente, sui livelli occupazionali già pesantemente colpiti dalla crisi». Anche le banche sarebbero costrette a ricorrere alla ricapitalizzazione per recuperare le maggiori perdite derivanti dalla vendita "svalutata" dei propri crediti, con una possibile ulteriore diminuzione dei finanziamenti dedicati alle imprese. «I minori valori immobiliari, infine, si ripercuoterebbero sulla ricchezza delle famiglie, storicamente proprietarie di immobili che, se fossero svalutati, potrebbero innescare un meccanismo perverso sui consumi e sugli investimenti di questi soggetti».

Nel merito delle proposte di legge, per l'Ance «è fondamentale che gli istituti di credito incentivino la ristrutturazione dei finanziamenti con il debitore originario, prevedendo la remissione di parte del debito residuo, in linea con le svalutazioni effettuate dalle banche». Sulla Centrale rischi, «appare necessario definire con maggior dettaglio» le previsioni della legge, «precisando il fatto che, una volta che perfezionato l'accordo transattivo e rimborsato il proprio debito, il soggetto debitore tornerà ad essere classificato in bonis in Centrale rischi». Ma soprattutto arriva un invito a non far naufragare questi interventi normativi. «L'Ance auspica che le previsioni ivi contenute siano approvate nel più breve tempo possibile, anche prevedendo delle corsie preferenziali attraverso veicoli legislativi in via di approvazione». Una strada da battere potrebbe essere quella della legge di conversione del decreto fiscale.

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