Urbanistica

Dl Semplificazioni, Buia: sugli appalti scelte derogatorie contrarie alla concorrenza

Il presidente Ance: ampliamento della procedura negoziata solo garantendo trasparenza, pubblicità e rotazione

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di M.Fr.

Il decreto semplificazioni «introduce ulteriori procedure derogatorie per gli affidamenti del Piano. Il decreto si pone quindi in linea di continuità con le scelte "derogatorie" già compiute con i decreti "Semplificazioni" del 2020 e "Sblocca-cantieri" del 2019. Per la fase di gara, pertanto, si continua a prevedere una deregolamentazione piuttosto che di una migliore regolamentazione del settore delle costruzioni, dando luogo ad un quadro regolatorio dai confini incerti». Così il presidente dell'Ance Gabriele Buia, audito oggi dalle commissioni riunite Affari costituzionali e Ambiente per la conversione in legge del Dl 77/2021.

Il presidente dell'Ance ha indicato, per esempio, il regime introdotto per le opere di particolare complessità o rilevante impatto (articolo 44), «che si aggiunge a quello - già eccezionale - previsto per le opere da Pnrr dallo stesso decreto, che a sua volta mal si concilia con i poteri commissariali attribuiti dal Dl Sbloccacantieri per tali interventi». L'associazione dei costruttori ha inoltre segnalato il rimando a «Numerosi provvedimenti attuativi che, anche in questa circostanza, dovranno essere adottati e che rendono, al momento, le nuove norme applicabili solo in parte».

Per quanto riguarda invece il restringimento del perimetro delle gare con procedura aperta, Buia ha osservato che «la scelta del legislatore di generalizzare il ricorso alla procedura negoziata e di sacrificare i principi di pubblicità determinerà un forte restringimento della concorrenza, decretando, peraltro, la fine dell'istituto del raggruppamento temporaneo d'impresa, ossia dello principale strumento di organizzazione delle Pmi». «Avevamo già evidenziato un anno fa - ha ricordato il presidente dell'Ance - che la scelta di spingere sulle negoziate poteva essere accettata, solo in una fase emergenziale e solo a condizione di garantire trasparenza, pubblicità e rotazione: chiediamo un impegno chiaro di Governo e Parlamento sul tema. Più in generale, è forte il timore che i principi comunitari a tutela di tale segmento imprenditoriale, di cui allo Small Business Act, possano essere sacrificati».

L'Ance richiama per esempio, nell'ambito della Missione 3 del Recovery Plan il capitolo "infrastrutture per una mobilità sostenibile" «che dedica 28,3 miliardi di euro, dei 31,9 disponibili, all'Alta Velocità di rete e alla manutenzione stradale 4.0 (cd componente 1). Si tratta all'evidenza di grandi interventi». Poi ci sono le 57 opere affidate a 29 commissari che valgono circa 83 miliardi di euro e sono suddivise in 150 lotti per un improto medio di 550 mln di euro. Stessa cosa per le altre 40 opere in via di commissariamento, per un valore complessivo di 13 miliardi. Senza dubbio, ammette Buia, alcune opere sono caratterizzate dalla "unicità funzionale" che impedisce la suddivisione in lotti più piccoli. Ma in altri casi il frazionamento è invece possibile: «si pensi, ad esempio, ad alcune opere stradali, come la Fano-Grosseto». «I principi dello Small Business Act - ha ricordato Buia - oltre a quelli fissati delle direttive comunitarie, impongono allora di favorire l'accesso al mercato da parte delle Mpmi, procedendo ad una loro adeguata divisione in lotti su base quantitativa, cosi da garantire la massima partecipazione e la tutela del mercato, da tradurre in apposito precetto normativo».

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