Il CommentoAmministratori

Dopo la sanità il lavoro: le Caporetto della Pa

di Francesco Verbaro

La Pa e la politica che la indirizza sono ormai così deboli da non avere la capacità di attrezzarsi neanche rispetto a problemi noti e annunciati. Lo vediamo in molti ambiti: la riapertura delle scuole, il ritorno al lavoro, il trasporto locale, la ripresa della pandemia o l’acuirsi della crisi economica. Tanti i decreti, il lavoro in remoto più facile per la politica, ma pochi gli adeguamenti dei servizi, che finora non sono stati né rafforzati né sono diventati più «agili». Lo vediamo nella sanità, con le terapie intensive e le assunzioni dei medici non realizzate nei mesi di quiete e lo vedremo tra poco con i nostri pessimi servizi per il lavoro. Si arriverà, prima o poi, alla fine del blocco dei licenziamenti e avremo migliaia di lavoratori da assistere con misure di formazione, riqualificazione, orientamento e ricollocazione.

Nessuno pensa oggi a migliorare i servizi per il lavoro per affrontare comunque una delle crisi più gravi degli ultimi anni. Come accaduto con la sanità, nessuno si sta preoccupando di potenziare le politiche attive, sempre citate e mai realizzate. In questo momento il lavoro da remoto, la cattiva organizzazione e la mancanza di formazione e strumenti per il lavoro a distanza stanno bloccando ulteriormente i servizi per il lavoro. Al contrario di quanto avvenuto in altri Paesi europei, dove la presa in carico e la consulenza ai lavoratori disoccupati, anche a causa del Covid, sono state assicurate dai servizi pubblici e privati in modalità remota (via mobile, chat o sito internet). Impietoso ma utile ricordare, tra le tante, la soluzione ideata dai servizi pubblici per l’impiego svedesi per facilitare il reinserimento veloce nel mercato del lavoro dei nuovi disoccupati a causa Covid. Hanno aperto una nuova sezione della banca dati delle vacancies nazionale, con l’hashtag #jobbjustnu (lavoro immediato), dedicata ai datori di lavoro che hanno urgente bisogno di manodopera, e hanno messo a disposizione il format «incontri personali a distanza» dove i datori di lavoro possono condurre via chat o mobile dei brevi colloqui con i disoccupati candidati alle vacancies di lavoro immediato.

Tutto ciò è anni luce lontano dall’esperienza dei centri per l’impiego italiani. L’incapacità o l’impossibilità di organizzare il lavoro remoto da parte delle Pa non aiuta, tanto più in questo ambito dove la disponibilità di una scrivania digitale per tutti gli operatori dei centri e un data base sulla domanda e offerta di lavoro avrebbero consentito di offrire tutto l’aiuto necessario a chi ha perso il lavoro nella crisi, per la presa in carico e le attività di assistenza e orientamento (alla formazione, alla riqualificazione, al lavoro).

Le lungaggini che si stanno riproponendo nelle ultime settimane presso molti sportelli non consentono a molti di cogliere le opportunità formative e di inserimento della Garanzia Giovani. È necessario avviare quel processo di informatizzazione più volte promesso e mai realizzato, coordinato dal centro. Come potremmo gestire altrimenti l’assegno di ricollocazione in maniera più ampia? Individuiamo degli strumenti già esistenti, come «My Anpal», e investiamoci, in modo da consentire a imprese, lavoratori, fondi interprofessionali, agenzie per il lavoro e corpi intermedi di erogare tempestivamente servizi mirati.

C’è un’emergenza lavoro ancora nascosta dai tanti sussidi e aiuti. Diventa urgente la modernizzazione dei servizi del lavoro e il rafforzamento dell’Anpal, istituita con la solita demagogica espressione «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica» e successivamente mai rafforzata. Di fronte ai ritardi e ai divari geografici enormi nell’erogazione dei servizi del lavoro, oggi le tecnologie consentono di assegnare all’Anpal un ruolo sussidiario essenziale. Come abbiamo visto dall’esperienza dei Navigator, un ulteriore bacino di precari di cui dovrà farsi carico la Pa, per avere dei servizi all’avanguardia non serve riempire le strutture di personale, ma serve la capacità di organizzare il lavoro. Una capacità di cui paghiamo la mancanza ormai in molti settori.