Fondi Ue per il terremoto, spesa di Lazio e Abruzzo ancora all’anno zero
I 200 milioni con i quali la Commissione europea ha incrementato le risorse dei Por Fesr di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, le quattro Regioni colpite dai più recenti terremoti, ai quali si è aggiunto il cofinanziamento nazionale di pari importo, hanno realizzato un «tesoretto» di 400 milioni a disposizione dei governatori dal 24 agosto 2016. Tranne che nel Lazio, dove la spesa delle nuove risorse è ammissibile solo dal 6 ottobre 2017, perché a differenza delle altre tre Regioni dell’Italia centrale l’amministrazione ha scelto di non prevedere un asse specifico del programma operativo che privilegi le aree colpite dal sisma.
Dove sono i 400 milioni? Qual è lo stato d’attuazione dei relativi programmi?
La risposta non è confortante e ripropone ritardi già visti, in questo caso ancora meno giustificabili. Partendo dai dati su impegni e spesa ricavati dal portale OpenData della dg Regio al 22 novembre 2018, tentiamo un’analisi (si veda anche la scheda delle risorse correlata).
Abruzzo
Conferiti alla Regione 40 milioni di risorse aggiuntive con decisione del 9 gennaio 2018, ripartiti in egual misura tra fondi europei e nazionali, dedicato lo specifico asse IX alle azioni per le aree terremotate, a oggi nessuna nelle 5 azioni previste sono state avviate. Risorse impegnate al 44%, spese al 2%.
Va segnalato, inoltre, che nel sito web istituzionale della Regione non esiste una parte dedicata alle «risorse sisma» e che la sezione bandi Fesr 2014-2020, che dovrebbe riportare sia quelli aperti, sia quelli chiusi, è vuota.
Lazio
Assegnati 56 milioni divisi tra fondi europei e nazionali, andati a costituire un’azione che prevede interventi di micro zonazione e messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici strategici e rilevanti ubicati nelle aree maggiormente a rischio. A quasi un anno dalla decisione comunitaria (7 dicembre 2017), l’azione non è stata ancora avviata.
Non sarebbe stato meglio fare altre scelte, considerata la situazione particolarmente critica in cui versano le aree del cratere reatino e tenuto anche conto che ora, attraverso il Fesr, è possibile ottenere il cofinanziamento del 95% delle attività di ricostruzione in seguito a calamità naturali? Risorse impegnate al 72%, spese al 4%.
Marche
È la Regione alla quale sono andate più risorse, per l'estensione dell'area interessata dal cratere sismico: 243 milioni. Costituito l’asse priopritario specifico n. 8, a oggi sono stati avviati 3 bandi sui 13 previsti, di cui 2 suddivisi in più interventi, per un importo di 31 milioni di euro impegnati. Dei tre bandi, due chiuderanno entro novembre, mentre l'altro alla fine di gennaio 2019. Da segnalare come buona pratica che all'interno del sito web istituzionale regionale è stata prevista una parte dedicata alle risorse sisma, che informa sulla ripartizione delle risorse per tipologia e al suo interno per azione, indicando i possibili beneficiari e lo stato di attuazione. Risorse impegnate 28%, spese al 4%.
Umbria
Attribuite risorse aggiuntive per 56 milioni, che sono andate a costituire il nuovo asse specifico numero 8 interamente dedicato alle azioni nelle aree interessate dal terremoto 2016-17. A oggi solo un bando, relativo a 2 azioni sulle 8 previste, è stato attivato e chiuso per un valore di 22,5 milioni (40,2%) sui 56 disponibili. Anche dal sito web istituzionale della Regione è possibile acquisire informazioni, non così dettagliate come per la regione Marche, all'interno dell'asse terremoto visibile accedendo al Por Fesr 2014-20. Ricorse impegnate 24,0%, spese 6%.
Considerazioni
Tralasciando il Lazio, sulle cui scelte almeno Bruxelles avrebbe dovuto esprimere la propria contrarietà e che, di fatto, tengono bloccate importanti risorse che avrebbero potuto essere utilizzate nelle aree del cratere reatino, qualcosa si muove in Umbria e nelle Marche.
L’Abruzzo, invece, è all’anno zero. La sensazione è che a livello regionale non si sia colta questa opportunità e che non ci sia differenza tra la governance di questi fondi e gli altri. Eppure ci si sarebbe aspettata una corsia preferenziale. Per questi fondi, infatti, non si deve guardare al target nell'N+3 che bene o male tutte raggiungeranno entro il 31 dicembre, ma si deve quantificare quanto si realizza nel più breve tempo possibile per questi territori.
Infine, il poco che si è mosso è stato solo in termini di impegni, senza che abbiano prodotto spesa, unico sintomo di utilizzazione concreta delle ricorse aggiuntuive.
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di Marco Castellani (*) - Rubrica a cura di Ancrel