Fondone Covid, ecco i sei errori delle certificazioni comunali
Al fine di provvedere alle necessarie rettifiche il Ministero comunicherà agli enti interessati le anomalie riscontrate
Sono sei le classi di errori riscontrate sulle certificazioni 2020 inviate dagli enti entro il 31 maggio. Ad evidenziale è la nota metodologia allegata allo schema di decreto per il riparto del Fondo per le Funzioni Fondamentali per l'anno 2021, sottoposto all'esame della Conferenza Stato Città del 14 luglio.
A "macchiare" le certificazioni sono sia le informazioni incomplete (mancata valorizzazione di impegni e/o accertamenti 2020, mancata valorizzazione delle minori spese, incluso il FCDE), sia i dati errati (valorizzazione delle politiche autonome per importi non coerenti con le variazioni di aliquote e/o tariffe, inserimento di importi negativi non condivisi con gli uffici competenti del Ministero dell'economia e delle finanze).
Al fine di provvedere alle necessarie rettifiche il Ministero comunicherà agli enti interessati le anomalie riscontrate, in modo da acquisire le informazioni complete e corrette per la regolazione finale che sarà relativa al biennio 2020-2021 ed avverrà entro il 30 giugno 2022.
Una prima classe di rilievi riguarda la mancata valorizzazione della colonna a) Accertamenti 2020 della sezione entrate del modello COVID-19. Per questi enti viene considerato un saldo complessivo 2020 da certificazione pari a zero.
Altra mancanza il Fondo crediti di dubbia e difficile esazione di parte corrente: sono solo circa 1.500 gli enti che hanno valorizzato le minori spese per un importo complessivo di circa 352 milioni di euro. Nella voce doveva essere indicato il valore relativo alla riduzione dello stanziamento definitivo del FCDE derivante dalla sostituzione delle entrate ordinariamente reperite dall'ente (oggetto di accantonamento al fondo crediti), con le entrate provenienti da fondone.
Per stimare il fabbisogno 2021 il Tavolo di confronto ha corretto questa voce. Se l'importo della variazione di entrata (Totale minori/maggiori entrate derivanti da COVID-19 al netto dei ristori (C), Sezione 1, del modello COVID-19), al netto dell'imposta di soggiorno e della quota TARI è negativo: si è quantificato un risparmio da FCDE pari al 10% del contributo ricevuto come fondo funzioni fondamentali nel 2020, al netto della quota TARI. Non si è invece operata alcuna rettifica se l'ente non ha avuto riduzioni di entrate. Per effetto di questo correttivo si sono determinati risparmi da Fcde per 472 milioni di euro (+ 120 milioni di euro, rispetto all'importo certificato).
Ancora, circa 2000 enti non hanno dichiarato i dati per minori spese (diverse da FCDE), mentre in alcuni casi sono stati dichiarati importi non coerenti con le variazioni degli impegni 2020 rispetto al 2019. Ai fini del riparto 2021 sono state quindi normalizzate le minori spese dichiarate, in modo da abbattere i casi di assenza o incoerenza.
Fra gli errori riscontrati anche la presenza di importi negativi, che erano stati espressamente esclusi dal decreto. Solo al fine di andare incontro alle esigenze di corretta rappresentazione degli accertamenti 2020 e/o 2019 per gli enti che nel corso dei due esercizi sono stati oggetto di fusione e/o trasferimento di funzioni, in casi eccezionali, il Ministero dell'economia ha autorizzato l'inserimento di importi negativi. Al di fuori di questa ipotesi gli importi negativi non sono stati ammessi. Per correggere le certificazioni sono di conseguenza stati rettificati gli importi col segno meno inseriti nelle colonne Politiche autonome (d, e, f) della Sezione entrate e nelle colonne d) ed e) della Sezione spese; sono rimasti invece invariati gli importi negativi inseriti nelle colonne a1) e b1) della Sezione 1 del modello COVID-19.
Riscontrata poi l'errata valorizzazione delle politiche autonome, per importi non coerenti con le variazioni di aliquote e/o tariffe. In riferimento a tali politiche, ai soli fini del riparto del saldo 2021, per l'addizionale IRPEF si è valutata la coerenza con le dichiarazioni fiscali dei contribuenti (dati di fonte MEF), mentre per l'IMU e le altre entrate minori, sono state confermati gli importi indicati dagli enti nella misura del 30%.
A chiudere la lista c'è l'errata valorizzazione della sezione "Avanzo vincolato al 31/12/2020 - Ristori specifici di spesa non utilizzati". Circa 1.300 enti hanno valorizzato la Sezione dedicata del modello CERTIF-19 in modo non coerente con le risultanze della Sezione spese del modello COVID-19 (ad esempio, il totale delle maggiori spese derivanti da COVID-19 al netto dei ristori (F), è inferiore agli importi dichiarati nella sezione avanzo). Per gli enti con valore negativo del Totale maggiori spese derivanti da COVID-19 al netto dei ristori (F), è stato pertanto considerato lo stesso importo in valore assoluto a titolo di avanzo vincolato dei ristori specifici di spesa.