Il CommentoAmministratori

Il 10 per cento dei Comuni è in crisi e chiede soluzioni nuove per ripartire

Secondo il Rapporto Ca’ Foscari, dal 2012 al 2019, ogni anno, circa 70 Comuni hanno manifestato forte criticità finanziaria

di Stefano Campostrini e Marcello Degni

Il terzo Rapporto Ca’ Foscari sui Comuni fotografa una situazione difficile: dal 2012 al 2019, ogni anno, circa 70 nuovi Comuni hanno manifestato fenomeni di forte criticità finanziaria, avviando procedure di dissesto o pre-dissesto. Nel solo 2019 sono stati 81, per 1,1 milioni di abitanti e oltre un miliardo di massa passiva da smaltire nei prossimi due decenni. Sono concentrati in alcune parti del territorio (Campania, Calabria, Sicilia), ma non mancano casi rilevanti nel Nord (Alessandria). L’aumento della complessità (maggiori dimensioni) rende più probabile la manifestazione della criticità (nel 2019 Alessandria, Brindisi, Cosenza e Avellino, nel 2018 Sesto San Giovanni, Imperia, Terni, Caserta, Andria, Lecce, Catania nel 2017 Benevento). È la punta di un iceberg, tamponata con interventi emergenziali (come nel caso di Reggio Calabria, che ha ottenuto finanziamenti ad hoc con il decreto Agosto) e che nasconde una situazione di sofferenza diffusa che, si può stimare, riguarda almeno il 10% dei Comuni.

Nonostante queste fragilità i Comuni hanno mostrato ancora una volta di essere il front office dello Stato. Non è un caso se a loro è stata affidata la ricerca dei beneficiari degli aiuti alimentari e la distribuzione dei buoni spesa nei momenti critici delle prime settimane del lockdown. I Comuni forniscono, al di là delle emergenze, servizi fondamentali, beni pubblici protetti dalla Costituzione. Sono il luogo della reciprocità e della redistribuzione, una palestra di democrazia, dove le grandi questioni si trasformano in problemi concreti da risolvere. Il Rapporto, la cui presentazione è in programma venerdì prossimo al Mef con il presidente della Camera Roberto Fico, la viceministra Laura Castelli, la ministra della Pa Fabiana Dadone e il presidente dell’Anci Antonio Decaro, indaga le possibili chiavi di lettura di questo universo e fornisce vie di uscita per evitare la criticità finanziaria e il conseguente scollamento delle comunità.

Il confronto tra i modelli è una delle questioni messe a fuoco, guardando altri Paesi europei. Non si può trattare nello stesso modo un piccolo Comune e una grande città, un aggregato urbano e uno rurale. Le aree interne chiedono soluzioni per arrestare spopolamento e dissesto idrogeologico.

Un altro aspetto cruciale riguarda la necessità di riorganizzare i processi decisionali per adeguarli alla crescente complessità e velocità dei cambiamenti: ridurre l'età media dei dipendenti, sviluppare la digitalizzazione, garantire una formazione permanente. In altre parole, una nuova governance, capace di supportare l’innovazione sociale, che superi la logica burocratica. Per rendere concreto questo approccio sono analizzate importanti nuove forme giuridiche (baratto amministrativo, cooperative di comunità) e rilevanti esperienze settoriali (gestione dei rifiuti come modello di economia circolare e servizi comunali per l'istruzione).

Sul piano normativo la ricerca ha prodotto una proposta di radicale riforma del Titolo VIII del Tuel, sulla quale la viceministra Castelli ha avviato un tavolo. Si propone una riforma organica delle norme che disciplinano la criticità finanziaria dei Comuni, profondamente inadeguate, superate e oggetto di numerosi interventi asistematici che hanno offuscato un quadro normativo già lacunoso. La proposta riassume le due attuali procedure (dissesto e riequilibrio) in una unitaria, a più stadi concatenati, supportata da una robusta attività di monitoraggio annuale e incardinata nel ciclo di bilancio. L’obiettivo è di dare soluzione alla criticità in tempi certi e compatibili con la durata del mandato, garantendo una chiara compresenza di un controllo penetrante della Corte dei Conti e di un affiancamento operativo dell’ente, attraverso un Tavolo costituito ad hoc.