Urbanistica

Il Def rifà i costi su bonus casa e superbonus 110%: 6 miliardi di costi extra

Secondo le prime stime del Mef il contributo alla crescita economica si colloca tra 1,5 e 2,5 punti percentuali di Pil

di Giseppe Latour e Giovanni Parente

Sei miliardi di extra costi dal pacchetto bonus casa e 110 per cento. Il Governo rivede, con il Def, le stime dell’impatto delle agevolazioni dedicate all’edilizia. E fotografa, così, un ulteriore allargamento del buco rispetto alle indicazioni dello scorso autunno con la Nota di aggiornamento al Def.

Nel complesso il costo di tutti i bonus cresce fino a 116,13 miliardi di euro. Di questi, il 57,8% è riferito al solo superbonus (67,12 miliardi), mentre il 16,4% riguarda il bonus facciate (19 miliardi) e il restante 25,8% è relativo agli altri bonus casa (circa 30 miliardi). Sono numeri in forte crescita, rispetto alla precedente rilevazione.

In autunno, infatti, il totale dei bonus edilizi era di poco superiore ai 110 miliardi. L’aumento è quasi esclusivamente da attribuire al superbonus, che cresce del 9,7%, pari a circa 6 miliardi. È evidente, allora, che si consolida il fenomeno già sottolineato nei mesi scorsi dai documenti di finanza pubblica: le previsioni iniziali sul tiraggio della misura sono sempre più superate.

Il differenziale totale, tra le stime e l’impatto reale, è salito a 43,8 miliardi. Anche in questo caso, sono circa sei miliardi in più rispetto ai numeri della Nadef, che indicava 37,7 miliardi di euro.

Nel raccontare i numeri e nello spiegare le ragioni della stretta che ha portato al decreto Cessioni di febbraio, il Governo fa luce sul possibile effetto di stimolo economico dei nuovi bonus. Nel documento di economia e finanza si parla di «valutazioni preliminari interne al Mef, in corso di perfezionamento», secondo le quali «il superbonus 110% ed il bonus facciate hanno rappresentato un importante fattore di crescita per il settore delle costruzioni e le attività ad esso collegate, mentre gli impatti a livello dell’intera economia sono stati più contenuti». Il contributo alla crescita economica nel biennio 2021-2022 delle agevolazioni «si collocherebbe fra 1,5 e 2,5 punti percentuali».

Né la riclassificazione contabile, arrivata in seguito all’aggiornamento delle indicazioni di Eurostat, ad avviso del ministero dell’Economia, è in grado di incidere sulle valutazioni di impatto macroeconomico delle misure, che già si basavano su ipotesi relative al momento di effettiva realizzazione della spesa.

Nel Def non vengono solo indicati numeri. Vengono, invece, ripercorsi gli ultimi interventi di correzione degli strumenti di agevolazione: dal taglio del superbonus dal 110% al 90%, allo stop alla cessione dei crediti, di recente ammorbidito con la legge di conversione del Dl n. 11/2023. Al di là degli interventi di breve periodo, pensati per superare l’emergenza dei conti pubblici, si guarda in prospettiva. «Emerge la necessità di intervenire con misure non più straordinarie o emergenziali, bensì con programmi, fondi e risorse, coerenti con il quadro di finanza pubblica e in grado di determinare un sostegno al mercato delle costruzioni e delle ristrutturazioni edilizie, che sia permanente e sostenibile nel tempo». Sembra aperta, così, la strada del riordino dei bonus.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©