Il legale che difende il Comune ha diritto al compenso anche senza incarico scritto
Il professionista aveva ampiamente documentato la propria attività con elementi sufficienti
L'avvocato che riesce a fornire elementi utili per dimostrare l'attività professionale svolta per conto del Comune ha diritto al compenso anche se non ha un incarico scritto; è quanto affermato dalla Corte di cassazione con la sentenza n. 23671/2021 che ha accolto il ricorso di un legale nei confronti del Comune.
Osserva la Cassazione che a fronte della più che idonea elaborazione del motivo di appello in questione non può affermarsi che il legale ricorrente, fosse incorso nella rilevata violazione dell'art. 342 del codice di procedura civile, anche perché tale norma, va interpretata nel senso che l'impugnazione deve contenere, a pena di inammissibilità, una chiara individuazione delle questioni e dei punti contestati della sentenza impugnata e, con essi, delle relative doglianze, affiancando una sufficiente parte volitiva a una parte argomentativa che confuti e contrasti le ragioni addotte dal primo giudice. In conclusione la Cassazione ha accolto il ricorso del legale.
Anche se il professionista non aveva un contratto scritto, aveva ampiamente documentato la propria attività con elementi ritenuti sufficienti per corrispondergli il compenso dovuto.