Appalti

In house, il Consiglio di Stato stoppa le linee guida Anac

Per il CdS oggi non è il caso di interventi restrittivi e tanto meno di complicare le procedure di affidamento

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di Stefano Pozzoli

Il Consiglio di Stato risponde in maniera inusuale, e nella sostanza durissima, alla richiesta di parere rivolta da Anac in merito allo schema di linee guida recanti «Indicazioni in materia di affidamenti in house di contratti aventi ad oggetto lavori, servizi o forniture disponibili sul mercato in regime di concorrenza ai sensi dell'articolo 192, comma 2, (…)».

Il CdS, in altre parole, chiede ad Anac di riflette sulla opportunità stessa di emanare il documento: «prima di procedere all'analisi delle linee guida e delle diverse, spesso complesse e delicate, problematiche ivi affrontate, a demandare preliminarmente a codesta Autorità un ulteriore approfondimento sui sopra evidenziati profili di impatto operativo, nel contesto di attuazione del PNRR (…). In conclusione, ferma e riservata ogni ulteriore valutazione e determinazione sul merito contenutistico delle proposte linee guida, la Sezione ritiene di dover sospendere la pronuncia del richiesto parere, in attesa degli indicati approfondimenti».

In pratica il CdS richiede, visto la situazione contingente, in cui il Legislatore, con l'articolo 10 del Dl 77/2021 «ha per un verso ampliato l'area applicativa del ricorso all'in house providing, autorizzando le amministrazioni interessate, al fine di "sostenere la definizione e l'avvio delle procedure di affidamento ed accelerare l'attuazione degli investimenti pubblici (…) ad avvalersi, mediante apposite convenzioni, "del supporto tecnico-operativo di società in house (…) per l'altro verso, ha introdotto, nel comma 3, una disciplina ad hoc della motivazione del ricorso alla formula dell'in house in deroga al mercato, (…), la valutazione della congruità economica dell'offerta ha riguardo all'oggetto e al valore della prestazione e la motivazione del provvedimento di affidamento dà conto dei vantaggi, rispetto al ricorso al mercato, derivanti dal risparmio di tempo e di risorse economiche, mediante comparazione degli standard di riferimento della società Consip S.p.A. e delle centrali di committenza regionali"».

In ogni caso, a giudizio del Consiglio di Stato, è sbagliato il momento di emanazione del documento, perché «le nuove linee guida, qui all'esame del Collegio, si inseriscono in un contesto giuridico e istituzionale molto dinamico, soprattutto sotto la spinta urgente dello sviluppo e dell'attuazione del PNRR (…). Più in generale, appare in evoluzione l'intero scenario normativo riferito alla materia dei contratti pubblici, come è dimostrato dalle numerose riforme, tutte rivolte nella direzione della semplificazione e dell'accelerazione delle procedure, succedutesi dal 2019 in avanti (…).

Accanto a tali interventi d'urgenza si aggiunge allora, de iure condendo, il recente disegno di legge AS 2330 di Delega al Governo in materia di contratti pubblici, presentato dal Governo al Senato in data 21 luglio 2021, con l'obiettivo (tra gli altri) di «assicurare il perseguimento di obiettivi di stretta aderenza alle direttive europee mediante l'introduzione o il mantenimento di livelli di regolazione corrispondenti a quelli minimi richiesti dalle direttive stesse»(come recita il primo periodo della relazione a corredo di disegno di legge, corrispondente al primo dei principi e criteri direttivi di cui all'articolo 1, comma 2).

È verosimile che tale riforma modifichi ulteriormente, e in tempi ravvicinati, le prassi amministrative che ci si propone di cambiare con lo schema in oggetto, rinvenendo magari ancora un altro, diverso punto di equilibrio tra le esigenze di speditezza, celerità, efficienza ed efficacia operativa delle pubbliche amministrazioni nella realizzazione degli investimenti pubblici e le esigenze di promozione del mercato e della concorrenza, nonché di garanzia della trasparenza e imparzialità dell'azione amministrativa, assume, pertanto, in questo preciso momento storico, un rilievo del tutto strategico e centrale».

In conclusione, per il CdS oggi non è il caso di fare interventi restrittivi in materia di in house, e tanto meno di complicare le procedure di affidamento. Vedremo in proposito cosa dirà il Governo, in particolare nell'atteso Ddl Concorrenza.

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