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Infrastrutture idriche, mancano 8,2 miliardi (per ora)

Il Def: ripartiti 5,1 miliardi rispetto a un fabbisogno di 13,32 miliardi. Nuove risorse dalla rimodulazione del Pnrr. Sulle opere commissariate extracosti per 150 milioni in attesa di copertura

di Massimo Frontera

Il fabbisogno finanziario per realizzare infrastrutture idriche che il governo ritiene necessarie è di 8,2 miliardi di euro. Si legge nel Def Infrastrutture, il documento di carattere previsionale predisposto dal ministro delle Infrastrutture. Tale fabbisogno rappresenta peraltro una prima stima. Il dato, informa il documento del Mit, «sarà aggiornato nel corrente anno nell'ambito della redazione del nuovo Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico (riforma Pnrr)». L'affermazione è coerente con la volontà più volte espressa dal ministro Salvini, di rimodulare le risorse legate al Recovery Founf a favore sia di interventi per contrastare sia le perdite di acqua dalla rete acquedottistica e di distribuzione, sia di nuove opere per contrastare la scarsità di acqua piovana.

Complessivamente, ricorda sempre il Def, sono stati finora stanziati e ripartiti circa 5,1 miliardi di euro, attraverso vari canali e programmi sostenuti da finanziamenti statali e risorse Pnrr-Pnc. La quota principale è costituita dai quasi 2,2 miliardi finora impegnati a valere sulle risorse stanziate sia da programmi avviati nel 2018-2019, sia dal più recente Pnrr. C'è poi il maxi intervento di 700 milioni di euro per rinnovare un tratto dell'acquedotto del Peschiera (opera finanziata con legge di Bilancio 2023). Un'altra importante posta Pnrr è costituita dai 900 milioni per la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua. Nel conto ci sono anche i 556,5 milioni del piano dighe del Psc 2014-2020. Altri fondi arrivano dal Pon infrastrutture 2014-2020 (476 milioni) e, infine, dal Psc 2021-2027 (275 milioni). In tutto, appunto, 5.106 milioni di euro finora ripartiti.

Sul fronte invece del fabbisogno necessario «per allineare lo stato delle infrastrutture ai migliori standard internazionali» il Def parte da una base di 12 miliardi di euro. A questi si aggiungono 1,17 miliardi di interventi inclusi tra quelli del Pnrr ma non finanziati per mancanza di copertura. Si tratta di progetti che, ipotizza il Mit, «potrebbero costituire un primo stralcio del piano da finanziare speditamente». Poi ci sono 150 milioni di euro di maggior costi relativi alle opere idriche commissariate. Il conto arriva pertanto a 13,32 miliardi. «Sottraendo le risorse disponibili e già ripartite o programmate per gli interventi e i programmi prioritari del settore idrico di competenza Mit pari a circa 5 miliardi, rimane un fabbisogno finanziario da finanziare pari a circa 8,2 miliardi». Fabbisogno che, assicura il Def, sarà appunto aggiornato entro quest'anno in occasione della rimodulazione del Pnrr.

Da dove si comincerà? Il Def indica le seguenti priorità legate principalmente al contrasto della crisi idrica: nuovi sistemi e schemi per l'approvvigionamento di risorse idriche non convenzionali, come il riuso acque reflue depurate a scopo irriguo o le acque dissalate; il completamento delle opere di derivazione dalle grandi dighe esistenti; il completamento delle grandi dighe incompiute; i nuovi invasi programmati o in corso di programmazione; una nuova pianificazione di serbatoi ad uso plurimo, con particolare attenzione agli usi irrigui ed idroelettrici, sia per soddisfare il fabbisogno di acqua potabile che per salvaguardare e/o incrementare le produzioni agricole ed energetiche nazionali, prioritarie negli attuali scenari.

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