Regioni

Infrastrutture, nelle Marche un anello antisismico da 264 milioni per l'acquedotto

Grande opera al servizio delle aree del Centro Italia colpite dai terremoti del 2016 e 2017

di Michele Romano

Quando l'Anello acquedottistico antisismico dei Sibillini sarà completato diventerà l'infrastruttura più grande e più rivoluzionaria realizzata nelle aree del Centro Italia colpite dal sisma del 2016 e 2017. Dietro il progetto avveniristico c'è un'intuizione della Ciip (Ato 5), il gestore in house del servizio idrico integrato della provincia di Ascoli Piceno e in gran parte di quella di Fermo per 59 comuni, per mettere riparo ai danni del sisma di natura idrogeologica, con la scomparsa di alcune sorgenti e la fortissima riduzione di altre, alle infrastrutture (in particolare manufatti e condotte) e agli effetti sismo indotti, come le frane, dando una risposta definitiva ai disagi di approvvigionamento idrico segnalati da cittadini e imprese. Nella squadra costruita dal Ciip ci sono altre società fornitrici di servizi idrici, Tennacola (Ato 4), Acquedotto del Nera, Astea, Acquambiente Marche e Apm (Ato 4), la Protezione civile nazionale e il Ministero per le infrastrutture, con Angelo Borrelli e Erasmo D'Angelis che stanno seguendo con attenzione e presenza continua ogni passo del progetto.

L'anello, di una lunghezza di 70 chilometri e una portata di interconnessione di 300 litri al secondo, fornirà complessivamente 134 comuni e 775 mila cittadini (la metà della popolazione delle Marche, ndr.) e che d'estate superano un milione, interessando le province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata. Il progetto ha un'ipotesi di tracciato e un costo stimato in 264 milioni (in attesa della verifica di fattibilità per la quale sono necessari da 6 a 8 mesi, ndr.), da realizzare a stralci funzionali, di cui però solo 27,5 già finanziati dal Mit e tutti gli altri da reperire in via prioritaria attraverso il Recovery Plan e dalle risorse che potrebbero arrivare da Regione Marche, Autorità di distretto dell'Appennino centrale (Arera) e anche attraverso i Por. «Lavoreremo con un unico obiettivo – spiega Giacinto Alati, presidente della Ciip -: terminare i lavori laddove ci sono le risorse economiche, all'interno di una logica che è l'interesse pubblico». Quello dei finanziamenti per il settore idrico è un tema chiave e non solo per il progetto marchigiano: «È necessario che le risorse vengano reperite al di fuori del sistema tariffario – sottolinea Alati -, in quanto gran parte dei sistemi acquedottistici italiani sono obsoleti e vanno completamente rinnovati, senza contare che le frequenti mutazioni climatiche obbligano alla ricerca di nuove fonti per far fronte alle soventi crisi idriche».

Per quello che sarà il nuovo acquedotto nel sud delle Marche essere un anello non è solo una forma geometrica: la proposta progettuale, infatti, si propone di realizzare una sorta di dorsale idrica e un sistema resiliente con più fonti di approvvigionamento, che si concretizza in due fasi strategiche: reperirne di nuove, utilizzando le sorgenti disponibili, gli invasi esistenti attualmente ad uso idroelettrico e irriguo e gli impianti di soccorso puntuali, da realizzare in prossimità delle coste e delle vallate fluviali; interconnettere i diversi sistemi di adduzione del Pescara, dei Sibillini, del Tennacola e del Nera, inclusi in tre degli Ambiti territoriali delle Marche e integrarli attraverso reti di collegamento e impianti infrastrutturali con le fonti idriche aggiuntive. Un unico grande sistema che mette in rete e potenzia i tre sistemi indipendenti tra loro, che operano oggi secondo l'articolazione degli ambiti territoriali ottimali. «Un grande progetto di mutuo soccorso tra le comunità – lo definisce Alati –, perché consentirà di servire di volta in volta il territorio in difficoltà dal punto di vista idrico, utilizzando le risorse di altri territori e gestori e replicabile in ogni parte d'Italia dove i sistemi di distribuzione siano fragili, poco resilienti o molto frammentati».

L'altro punto di forza dell'Anello è l'antisismicità, «con i tracciati che dovranno essere conseguenti a un'analisi geologica delle zone interessate – sottolinea Carlo Ianni, responsabile del procedimento tecnico –, mentre dal punto di vista tecnologico si farà ricorso a condotte in acciaio e ghisa e, dove necessario, a particolari innovazioni di derivazione giapponese e californiana».Due passi sono stati già compiuti: «Questo progetto non solo cambia il ruolo della Ciip – sottolinea il presidente Alati -, ma anche quello dei gestori che hanno condiviso questa metodologia di lavoro: ognuno ha delle criticità da risolvere e attraverso obiettivi comuni riusciremo a sanarle, ognuno mettendo in campo le proprie competenze». Il secondo riguarda la progettazione definitiva del primo intervento per bypassare la zona di Pescara del Tronto, la frazione di Arquata rasa al suolo dalle scosse, e interessata dalla riattivazione di una paleo frana che ha compromesso l'acquedotto esistente: il Mit ha finanziato l'opera nell'ambito del Piano Invasi, il progetto sarà appaltato entro il 2022 e collaudato entro il 2026. Contemporaneamente, sarà completata entro la fine del prossimo anno la progettazione di fattibilità tecnico-economica e definitiva dell'Anello, con risorse messe a disposizione da Arera. «Se azzardassi una data di chiusura dell'intero progetto, che è all'avanguardia a livello nazionale, non sarei al passo con i tempi – chiude Alati -: è fondamentale la questione economica e quindi la capacità che ha soprattutto il governo nazionale di alimentare questa opera».

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