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Investimenti in sanità, Ance: spesa in forte ritardo, garantire risorse stanziate per il caro materiali

I costruttori: negli interventi Pnrr legati al settore sanità sono stati spesi finora 79 milioni sui 15,6 miliardi stanziati complessivamente al settore

di M.Fr.

Nell'ormai riconosciuta e acclarata impossibilità di spendere i fondi Pnrr entro le attuali scadenze, gli investimenti nel settore sanità rappresentano un caso esemplare e particolarmente acuto della difficoltà generale e diffusa. Gli ultimi numeri li ha forniti l'Ance e si possono leggere nella nota depositata nel corso dell'audizione presso la Decima Commissione del Senato (nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla ristrutturazione e l'ammodernamento del sistema sanitario, anche in relazione agli investimenti finanziati dal Pnrr nella apposita missione dedicata alla sanità).

In base alle analisi sulle singole missioni Pnrr, la nota Ance riferisce che «il comparto della sanità è in fondo alla classifica, con un livello di spesa che ammonta a soli 79 milioni, pari allo 0,5% delle risorse di matrice europea destinate a tale finalità (15,6 miliardi)». Citando l'ultimo monitoraggio della Corte dei Conti, i costruttori ricordano che l'avanzamento della spesa relativa alla Missione 6, nel triennio 2020-2022, ha raggiunto il 23% del cronoprogramma preventivato. Peraltro, nel settore sanitario, la difficoltà nella spesa ha origini antiche. Basta ricordare l'andamento del programma cosiddetto articolo 20, la principale storica fonte di finanziamento per nuovi ospedali e ammodernamento delle strutture esistenti. Il fiume di denaro che arriva dal bilancio dello Stato - 23,3 miliardi - viene rallentato da vari colli di bottiglia al punto che oggi, ha ricordato l'Associazione citando il Rapporto 2021 sulla finanza pubblica, ci sono 10 miliardi ancora non spesi.

Alla cronica difficoltà di spesa per cause da imputare ad aspetti burocratici e amministrativi, si è aggiunto recentemente il caro materiali, che ha fatto sballare i quadri economici di molte opere, visti gli aumenti del 35%/40% registrati negli ultimi due anni. La Commissione Affari Sociali del Senato l'Ance ha ripetuto quello che da tempo sostiene, e cioè che i meccanismi compensativi finora approntati dal legislatore hanno prodotto risultati molto scarsi. «Al gennaio 2023 - ha ribadito il vicepresidente dell'Ance Piero Petrucco - dei fondi stanziati per il secondo semestre 2021 è stato pagato dal Mit solo il 13%, dei fondi per il periodo gennaio-luglio 2022 è stato pagato dal Mit solo il 2% mentre per i fondi relativi al periodo agosto-dicembre 2022, è appena iniziata l'istruttoria».

Per accelerare, l'Ance propone di intervenire con due misure. La prima proposta riguarda «la possibilità per il Ministero delle infrastrutture e trasporti di anticipare alle stazioni appaltanti una parte dei fondi per il caro materiali richiesti nel 2022 e non ancora erogati». La proposta, spiega l'Ance appare necessaria considerando che relativamente alle opere in corso non incluse nel Pnrr ci sono 11mila domande che ancora «risultano da istruire». Con la seconda proposta l'Ance chiede «la conferma, attraverso una norma interpretativa, della possibilità di accedere ai fondi per il caro materiali per il 2023 anche per chi ha avuto accesso ai fondi destinati alle opere in corso nel 2022, superando il "sorprendente" divieto contenuto nella Legge di Bilancio 2023». Si tratta, sottolinea l'associazione di risorse utilizzabili per lavori eseguiti in annualità diverse; pertanto, «la limitazione prevista non appare giustificabile ed al contrario, è fortemente negativa perché i cantieri rischiano di bloccarsi».

I costruttori chiedono inoltre di intervenire per superare la difficoltà costituita dalla «forte contrazione delle garanzie erogate dagli istituti bancari e assicurativi a favore delle imprese per consentire loro di partecipare e, soprattutto, eseguire appalti pubblici, nonché di ricevere l'anticipazione contrattuale». Le soluzioni proposte sono l'«estensione ai contratti in corso, affidati dalle stazioni appaltanti che operano nei settori speciali, dello svincolo progressivo della cauzione definitiva, così da alleggerire il "castelletto" delle imprese» e dare la possibilità alla Sace di «avvalersi di riassicuratori e controgaranti del mercato privato al fine di ottimizzare la gestione del rischio».

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