Il CommentoAmministratori

L'autonomia differenziata parte dalla trasparenza delle Regioni

immagine non disponibile

di Ettore Jorio

Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie si dà da fare. Con una dettagliata circolare, dà seguito al lavoro preparatorio bene effettuato dal settore legislativo, invitando le Regioni a lavorare di buona lena nell'attuazione concreta dei commi 791-801 della legge di bilancio per il 2023. In relazione a quanto disposto nel comma 793, ha ritenuto di porre le basi, da subito per tutti gli atti propedeutici a che la Cabina di regia, istituita al comma 792, assolva ai suoi compiti nei dodici mesi assegnati.

L'iniziativa e il percorso
Quanto all'attività di ricognizione vera e propria, afferente alla più generale normativa (statale e regionale) e alla spesa storica sostenuta nell'ultimo triennio nelle ventiquattro materie (19 concorrenti e 5 esclusive dello Stato) - suscettibili di rivendicazione da parte delle Regioni per l'articolo 116, comma 3 della Costituzione - ha individuato un meccanismo puntuale. Sempreché queste ultime sappiano fare il loro dovere di corretta compilazione dei format trasmessi, che sarà di supporto anche alla Commissione tecnico-scientifica, formata da trentotto componenti a prevalenza accademica (NT+ Enti locali & Edilizia del 16 febbraio). Insomma, pare che - a differenza di quanto accadde dal 2011 in poi, con la profonda inerzia ministeriale sui decreti delegati (nella specie, nn. 216/2010 e 68/2011) approvati a seguito della legge delega 42/2009 - ci si stia dando da fare per determinare i Lep, applicare le regole di finanziamento del "federalismo fiscale" e porre le basi per il regionalismo differenziato.

Cosa dovranno fare le Regioni
Compito delle Regioni sarà, di conseguenza, quello di adempiere con tempestività, conoscenza e precisione ai difficili compiti assegnati dal ministero guidato da Roberto Calderoli. Dunque, le Regioni dovranno prima di tutto individuare lo stato legislativo di dettaglio, quanto alle 19 materie di competenza concorrente, e quello afferente all'esercizio della relativa potestà regolamentare. Quanto a quest'ultima competenza, la ricognizione dovrà comprendere anche l'attività regolamentare cui le Regioni hanno adempiuto, in virtù di a delega ad hoc, relativamente alle cinque materie di competenza esclusiva statale (giudice di pace, norme generali dell'istruzione, tutela dell'ambiente, dell'eco sistema e dei beni culturali). Occorrerà poi effettuare una capillare ricognizione del finanziamento goduto sulla base del criterio della spesa storica e di come è stata effettuata la relativa spesa. Il tutto, per ciascuna delle 24 materie.

L'onere regionale di accertare obiettivamente
È un lavoro preparatorio decisivo per i successivi adempimenti assegnati dalla legge 197/2022 alla Cabina di regia, da concludere entro il 31 dicembre in combine con la Commissione tecnica (comma 794), impegnata nella determinazione dei costi e fabbisogni standard inerenti ai Lep dei diritti civili e sociali (articolo 117, comma 2, lettera m della Costituzione). Per fare sì che dalla ricognizione emergano, per intanto, dati corretti e risultati che possano evidenziare la capacità legislativa di dettaglio e regolamentare e l'efficienza amministrativa assicurate dalle singole Regioni alla collettività serve un lavoro accurato. Che non disdegni di sottolineare anche le inefficienze registrate e le diseconomicità realizzate fino ad oggi. Insomma, non c'è da vincere alcun premio della Regione eccellente. E' arrivato il momento non rinviabile di dichiarare i limiti e i vizi storici e attuali che hanno impedito di no essere, ove mai, tra gli enti regionali più efficienti. Basta con le solite dichiarazioni di buona pratica teorica, condivisa a livelli superiori per ragioni meramente politiche.

Il dovere di ammissione
L'adempimento più difficile da assolvere sarà quello che si registrerà con l'approssimarsi delle scelte che le Regioni dovranno fare in relazione alle opzioni da effettuare tra le 24 materie disponibili. Proprio per questo, gli enti avranno il dovere di scomporre, sin da ora, la spesa storica goduta per materie o ambiti e valorizzare il delta negativo determinatosi, alla base dei disavanzi e della mancata erogazione di servizi e prestazioni essenziali. Un impegno improbo anche perché va comparato con i valori di finanziamento che saranno verosimilmente assegnati, certamente in incremento per il Sud per tantissime delle materie, con l'applicazione dei costi/fabbisogni potenziati con la perequazione rispetto a quelli goduti con la spesa pro capite ponderata divenuta (ahinoi!) storica.

Le difficoltà operative
Il triennio preso a riferimento, nel comma 793 alla lettera b), per costituire la base economico-finanziaria dalla quale partire, è da ritenersi irragionevole, tenuto conto che il periodo è fortemente condizionato, in termini di finanziamento ordinario, dai costi straordinari sopportati a causa della pandemia, che hanno peraltro determinato la caduta della domanda di servizi e prestazioni essenziali.
A ben vedere, si tratta di un approccio alla tematica difficile da perfezionarsi, specie in alcune Regioni; in particolare in quelle non sempre all'altezza di adempiere ai loro compiti costituzionali e ordinamentali, in termini di abilità legislativa, di garanzie erogative dei Lea (gli unici Lep predeterminati dal 2001), di gestione delle risorse pubbliche, di tutela dei diritti civili e sociali.