Il CommentoAmministratori

La coesione europea passa anche dall’ascolto degli enti locali

di Vasco Alves Cordeiro

Nella Giornata dell’Europa, il 9 maggio, celebriamo i progressi compiuti a partire dal celebre discorso di 73 anni fa con cui l’allora ministro degli Esteri francese, Robert Schuman, chiese solidarietà e cooperazione tra i Paesi per ottenere una pace duratura in Europa. Parole che oggi risuonano ancora più forte mentre ci troviamo di fronte a un’altra terribile guerra sul suolo europeo.

È passato più di un anno da quando la Russia ha invaso l’Ucraina e fin dal primo giorno la solidarietà ha prevalso non solo tra i capi di Stato e di governo europei, ma anche tra i sindaci e i governatori regionali. In uno spirito di collaborazione tra città e territori, il Comitato europeo delle regioni ha assicurato il mantenimento e la costruzione di ponti con i nostri amici ucraini, fornendo aiuto e accogliendo milioni di sfollati nelle nostre comunità. Il Vertice internazionale delle città e delle regioni, che si è svolto a Kiev lo scorso 20 aprile, è stata l’occasione per noi di ribadire la nostra solidarietà e il nostro sostegno ai sindaci, ai governatori e ai cittadini ucraini.

Allo stesso tempo, restando fedeli alle parole di Schuman, sappiamo che l’Ucraina dovrà essere ricostruita attraverso opere concrete. Per questo abbiamo creato l’Alleanza europea delle regioni e delle città per la ricostruzione dell’Ucraina, che riunisce enti locali e regionali europei e ucraini per coordinare i loro sforzi congiunti volti a rilanciare l’economia del Paese dopo il conflitto.

L’impatto della guerra si sta ripercuotendo sulle nostre regioni e città. L’aumento dei prezzi dell’energia e l’inflazione galoppante si aggiungono al lungo elenco di sfide che devono affrontare gli europei, come la crisi climatica, le disuguaglianze e le conseguenze socioeconomiche della pandemia di Covid-19.

Da decenni l’Unione europea investe risorse per promuovere la solidarietà sociale, economica e territoriale attraverso la politica di coesione. Dopo la Polonia, l’Italia è il secondo maggior beneficiario di questa politica che ha prodotto risultati concreti in moltissimi ambiti. In Italia, ad esempio, nell’ultimo decennio sono stati costruiti o ammodernati circa 260 km di ferrovie, quasi 1,5 milioni di famiglie hanno avuto accesso alla banda larga e oltre 2 milioni di persone hanno potuto beneficiare di migliori strutture e servizi sanitari.

Quando verrà discusso il prossimo bilancio pluriennale dell’Unione europea, il futuro della politica di coesione dovrà essere al centro dell’attenzione dei leader e delle istituzioni. Dobbiamo garantire che quella di coesione rimanga la principale politica d’investimento dell’Unione, capace di contribuire non solo a contrastare gli effetti di nuove crisi e a proteggere i cittadini europei, ma anche a garantire la prosecuzione della duplice transizione verde e digitale.

Il modo in cui l’Europa riuscirà a rafforzare la coesione sarà fondamentale anche per proteggere le fondamenta democratiche dell’Ue. Per rafforzare la legittimità democratica del progetto europeo, sindaci, presidenti di regione e consiglieri locali devono essere maggiormente coinvolti nel processo decisionale dell’Unione.

In vista delle elezioni europee che ci attendono tra meno di un anno, dobbiamo assicurare un dialogo democratico permanente a tutti i livelli: nelle nostre città, nelle nostre regioni, nei nostri parlamenti nazionali e nelle istituzioni dell’Ue.

Invito quindi tutti gli enti locali e regionali d’Europa a organizzare dibattiti e dialoghi con i cittadini e i rappresentanti di tutti i livelli politici, per discutere delle sfide che ci troviamo ad affrontare e delle loro possibili soluzioni.

Dialogare con i cittadini, fornire soluzioni e mantenere la promessa di un’Europa più forte e più equa è ciò che noi, come Comitato europeo delle regioni, ci impegniamo a fare.