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La crisi dei sindaci? Chiedete a Uggetti

La Corte d’appello di Milano ha assolto l’ex sindaco di Lodi finito a processo per la «piscinopoli» locale

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di Gianni Trovati

«Il fatto non sussiste». Su questa base ieri la Corte d’appello di Milano ha assolto l’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, e gli altri tre imputati finiti a processo per la «piscinopoli» lodigiana, una presunta turbativa d’asta in una gara per la gestione degli impianti scoperti nella città. Sussiste però lo spettacolare arresto del 3 maggio 2016, sussistono il soggiorno a San Vittore e i successivi domiciliari. Sussiste il crollo di un’esperienza amministrativa votata tre anni prima dagli elettori. Sussiste il commissariamento di un anno della città, e una campagna politica (si fa per dire) e mediatica violentissima che per mesi in Lombardia e non solo ha usato l’ex sindaco di Lodi come archetipo del malaffare da spazzare via a colpi di manette e ramazze. Ma il fatto non sussiste.

Uggetti, che è persona perbene, ieri in aula alla lettura della sentenza di assoluzione è scoppiato in un lungo pianto. E poi, ripreso il fiato, intervistato nei corridoi del Palazzo di Giustizia si è detto felice che dopo cinque anni si sia fatta giustizia, e ha aggiunto di non augurare l’esperienza vissuta nemmeno al suo peggior nemico. Nulla di più.

In questi giorni è tornato a svilupparsi il dibattito sulle ragioni che di elezione in elezione rendono più difficile trovare fuori dai ranghi dei partiti candidati motivati a correre per la poltrona di sindaco. Le cronache si concentrano sulle metropoli, ma il problema è decisamente più grave fuori dai grandi centri. Come mai? Chiedano a Uggetti.