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La Lombardia avvia le gare per le centrali idroelettriche

I primi tre bandi dovranno arrivare entro fine anno per i siti della Valtellina. Scadute le gestioni di 20 impianti, da riassegnare per una media di 30-40 anni

di Sara Monaci

La Lombardia accelera il piano di liberalizzazione delle centrali idroelettriche: gia prima della fine dell'anno partiranno le prime tre gare, anche se la legge nazionale porrebbe come limite luglio 2024. Si tratta di una scelta strategica: l'idea è di diluire le 20 gare da fare, in modo da poterle gestire con più facilità. Le prime dovrebbero essere in Valtellina. Poi si proseguirà, nei prossimi anni, anche in Valcamonica. In queste settimane sono in corso le perizie tecniche per valutare livello di manutenzione e valore.Di fronte al braccio di ferro in corso con le grandi società di gestione che presto dovranno prepararsi ad affrontare la concorrenza - A2a, Edison e Italgen - la Regione spiega le sue ragioni: «Ricordiamo che concorrenza non vuol dire privatizzare, stiamo preparando la gara per la gestione, non per la proprietà, che rimarrà in mano pubblica - dice Massimo Sertori, assessore con delega alle Risorse energetiche - Lo facciamo nell'interesse pubblico, che deve garantire investimenti e manutenzione nel proprio territorio, e anche per le stesse società, che così potranno fare la pianificazione di investimenti avendo scadenze più chiare».

La Lombardia rappresenta il 25% della produzione idroelettrica nazionale. È il territorio che ne possiede di più, seguito da Piemonte, Veneto, Trento e Bolzano. Le grandi derivazioni sono 70, concentrate in Valtellina e in Valcamonica. Ed è qui che già 20 concessioni sono già scadute, a partire dal 2010. Finora, in assenza di leggi chiare e con decreti attuativi mancanti, la situazione è proseguita con gli attuali gestori in una sorta di proroga tacita. Quelle già scadute sono gestite da A2a (7), Edison (10) e Italgen (3). Quelle gestite da Enel andranno in scadenza nel 2029.C'è un numero molto evidente per il territorio regionale lombardo: le centrali valgono tutte insieme 15 miliardi. Un patrimonio di grande valore a cui assicurare manutenzione di lungo periodo. La storia della liberalizzazione delle centrali idroelettriche è lunga e controversa. La prima direttiva europea risale al 1999, ma lo Stato italiano non ha mai emanato i decreti attuativi. Quindi nulla di fatto per ancora molto tempo. Si è dovuto aspettare la legge Bersani del 2019, poi modificata secondo le richieste dell'Ue, per mettersi in pari con le richieste comunitarie. Quest'ultima norma - ripulita dall'ipotesi di dare risarcimenti ai concessionari uscenti e con l'aggiunta di un'omogenizzazione del percorso per tutte le Regioni - entra di fatto nel vivo adesso.

Nel frattempo l'Ue ha chiuso quest'anno la procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia e la Regione Lombardia si è fatta la sua legge, nel rispetto del quadro normativo nazionale. Prima è stata impugnata dal governo Conte 2 e poi, a seguito delle modifiche eseguite, il governo Draghi ha ritirato l'impugnativa. Rispetto al regime di "proroga tacita", la Regione sta chiedendo dei pagamenti per ogni anno in più, e questo ha causato contenziosi con le società di gestione. Fino allo scorso anno le richieste avanzate erano state respinte totalmente, ora A2a e Enel hanno cominciato a pagare. La loro richiesta sarebbe quella di tener conto degli investimenti già effettuati, e pianificare di conseguenza le gare. Per i vertici regionali invece la decisione è presa: nel 2022 si comincia con le gare, quel che è fatto è fatto.I futuri concessionari, italiani o europei, potranno gestire le grandi centrali per 30 o 40 anni. Esisterà anche un'opzione più rara di 50, sulla base delle risorse proposte. Dovranno essere chiariti investimenti e manutenzioni di tutto il periodo. Si parla di cifre molto diverse a seconda della grandezza dell'impianto: da due o tre milioni fino a 3-400 milioni in progetti di sviluppo.

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